La Sicilia non sorride al Pd targato Matteo Renzi che nel turno di ballottaggio in programma nell’isola inanella una sconfitta pesantissima: in due soli comuni sventola la bandiera dem.
Ciò che è accaduto a livello nazionale si replica anche in Sicilia con il Movimento 5 che riesce a fare l’en plein nelle città in cui correva per conquistare il governo.
Così a Porto Empedocle e Favara trionfano con il 72 per cento delle preferenze le due esponenti grilline: Ida Carmina e Anna Alba che hanno sconfitto rispettivamente Gabriella Bruccoleri e Orazio Guarraci, entrambi candidati del Pd.
I CinqueStelle fanno festa anche ad Alcamo dove Domenico Surdi vince la sfida, tutta fra movimenti, con Sebastiano Dara di Abc.
In Sicilia, rispetto al resto d’Italia, il centrodestra dà segnali di riorganizzazione che ha visto trionfare Gino Ioppolo a Caltagirone e Giovanni Moscato a Vittoria. Si tratta dei centri più popolosi in cui si è votato.
Nella città di don Sturzo il deputato della Lista Musumeci ha sconfitto un esponente autorevole dei dem, l’ex sindaco Francesco Pignataro, mentre a Vittoria il Pd non è nemmeno arrivato al ballottaggio.
Sulla cittadina iblea, va ricordato, che l’elezione stata scossa dall’inchiesta per voto dis scambio della DdA di Catania che certamente lascerà il segno.
Una riflessione merita il caso di Giarre, nel Catanese, dove i dem si sono presentati spaccati e senza insegne ai nastri di partenza, alla fine ha vinto Angelo D’Anna espressione di una vasta alleanza civica con esponenti dell’universo di centrodestra ai quali si aggiunto Salvo Vitale, assessore designato e già candidato sindaco al primo turno, proveniente dall’area riformista del Pd. Una lacerazione che certamente potrebbe avere delle ripercussioni sugli scenari provinciali del partito.
I democratici riescono a mantenere solo il governo di Noto con Bonfanti e conquistare Canicattì con Di Ventura.
Nella regione in cui i renziani sono in costante combutta con il governatore Crocetta, da questa tornata elettorale arriva un segnale che può suonare come un campanello d’allarme in vista di sfide cruciali come la corsa per Palazzo d’Orleans.
Prima, però, si voterà a Palermo e l’analisi di Leoluca Orlando, durante la lunga maratona elettorale, sembra quasi un altolà al Pd: “La linea di pretendere di riportare i sindaci sotto il controllo e dentro i recinti dei partiti, politica di cui la cacciata di Ignazio Marino è stata emblema e conferma, si dimostra disastrosa, mortificando i candidati del Pd anche e al di là dei meriti e demeriti dei singoli candidati e sindaci coinvolti. Non è certamente un caso la vittoria di Luigi De Magistris, cui rinnovo un abbraccio”. E’ l’alba di un nuovo progetto politico?
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