Interpretazione e applicazione. E’ sempre querelle sulla gestione degli allerta meteo con codice rosso da parte dei Comuni. In gennaio ci sono state città dove a causa delle vacanze natalizie, delle emergenze freddo prima e pioggia poi, le lezioni sono andate avanti a singhiozzo.
In una nota la Protezione civile siciliana chiarisce quali sono le procedure adottate dalle amministrazioni locali che possono portare alla sospensione delle attività didattiche specificando da subito che “non può sussistere un diretto rapporto tra l’emanazione dell’Avviso di protezione civile con allerta rossa e la conseguente chiusura delle attività didattiche”.
Il dipartimento regionale specifica che gli “avvisi hanno sempre valore di previsione e non di certezza di accadimento, si ritiene che la chiusura delle scuole debba essere determinata esclusivamente sulla base dell’esame del rischio esistente sul territorio e, pertanto, dovrà essere valutato se i plessi scolastici sono ubicati, o se la viabilità che dovranno percorrere i loro fruitori ricade, su aree a rischio idrogeologico o idraulico”.
La protezione civile spiega anche che in quella “situazione, allora, potrebbe ipotizzarsi la chiusura delle attività didattiche (ma anche di quelle lavorative e produttive) che altrimenti sarebbe assolutamente priva di necessità”.
Va specificato che gli avvisi del dipartimento regionale riguardano separatamene il rischio idrogeologico (effetti al suolo derivanti dalle forti precipitazioni es. frane e colate detritiche o di fango ecc.) e il rischio idraulico (effetti sui corsi d’acqua derivanti dalle forti precipitazioni es. esondazioni), ma soprattutto non contengono notizie dirette in ordine a livelli di piovosità.
I giorni di scuola ‘perduti’ dovranno essere recuperati.
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