La polizia ha sequestrato a Napoli una società di ristorazione riconducibile allo storico boss ergastolano catanese Salvatore ‘Turi’ Cappello, capo dell’omonima cosca e storica rivale della ‘famiglia’ Santapaola. Il provvedimento, eseguito dalla Divisione anticrimine e dalla squadra mobile di Catania, riguarda la pizzeria ‘I 2 vulcani’ ed è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale etneo dopo una proposta d’applicazione di misura di prevenzione reale a firmata da procuratore e dal questore del capoluogo siciliano.
Confiscati anche un immobile, sempre a Napoli, al figlio, Salvatore Santo, e un motociclo alla compagna, Maria Rosaria Campagna, di Cappello. Il valore dei beni è stimato in circa 100 mila euro. Il decreto dispone inoltre per il boss l’aggravamento di un altro anno della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza. Obbligo di soggiorno per tre anni per Maria Rosaria Campagna che in passato è stata condannata per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti negli sviluppi dell’operazione ‘Penelope’.
Passano così disponibilità dello Stato alcuni dei beni del noto “Turi Cappello”. La proposta avanzata al Tribunale Sezione Misure di Prevenzione ebbe coronamento nel 2019, quando, in accoglimento delle tesi sulla loro illecita provenienza, tali beni vennero sottoposti a sequestro.
“Turi Cappello” è ritenuto il capo indiscusso, il promotore e l’organizzatore della cosca mafiosa Santapaola ed è stato condannato all’ergastolo per associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, omicidi, estorsioni, rapine, evasione, detenzione e porto illegale di armi e altro. L’attività d’indagine riguarda un arco temporale che va dal 2004 al 2017. Per Cappello è stato disposto l’aggravamento per un ulteriore periodo di un anno della misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.
È stata disposta anche nei confronti di Maria Rosaria Campagna la misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale con obbligo di soggiorno, per la durata di anni tre. La donna è stata condannata per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti. Il 13 gennaio 2017 i due sono stati coinvolti, con 30 indagati, nell’operazione denominata “Penelope”.
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