“A poco più di un mese dalla scadenza del termine per la presentazione delle offerte per il bando di gara a procedura aperta pubblicato dalla Sac per la demolizione dell’ex aerostazione passeggeri Terminal Morandi, non possiamo che esprimere forti dubbi e perplessità in merito al futuro dell’aeroporto Vincenzo Bellini di Catania”. Lo dichiara la coordinatrice catanese del Mpa, Pina Alberghina, tornando sul futuro dello scalo aeroportuale dopo l’intervento dei consiglieri Mpa a margine della seduta straordinaria tenutasi lo scorso aprile per discutere sul futuro dell’aeroporto di Catania.

“Significativo impatto ambientale”

“Riteniamo che la demolizione del Morandi, simbolo storico per la città di Catania, oltre a rappresentare una perdita significativa per il patrimonio culturale ed architettonico locale comporterebbe costi ingenti ma soprattutto potenziali disagi per l’economia locale, tanto più evidenti se consideriamo che il disciplinare di gara parla solo di progettazione esecutiva e realizzazione di interventi di demolizione del terminal, lasciando un’alea su quella che è la fase di ricostruzione, senza considerare poi il significativo impatto ambientale che la demolizione avrebbe sia in termini di rifiuti generati che di risorse per la ricostruzione di nuove strutture”.

Cercare soluzioni alternative

“La conservazione, riqualificazione e ristrutturazione del terminal, già ipotizzata nel 2007 – prosegue Pina Alberghina – avrebbe permesso non solo di ovviare, se realizzata in tempi non sospetti, ai gravissimi disagi e perdite economiche scaturiti dall’incendio dello scorso luglio 2023, ma anche di dare più respiro alla crescente domanda di traffico aereo all’aeroporto di Catania che, come ben sappiamo, rappresenta uno degli scali aeroportuali più importante del Sud Italia”.

“Riteniamo doveroso quindi, anche alla luce delle iniziative portate avanti negli ultimi giorni da alcune categorie professionali, puntare sulla salvaguardia di una infrastruttura strategica quale appunto il Terminal Morandi con l’avvio di studi di fattibilità per l’adozione di soluzioni alternative alla demolizione e soprattutto con il coinvolgimento diretto della comunità intera nel pieno rispetto dei principi di trasparenza e partecipazione. Del resto – conclude la coordinatrice Mpa – essendo in gioco ragioni di interesse pubblico specifico concreto ed attuale, ben potrebbe la stazione appaltante avvalersi dei poteri di autotutela riconosciuti ‘ex lege’ in tal senso”.