Il Museo della Follia, a cura di Vittorio Sgarbi, sarà ospitato a Catania.
Dal 22 aprile al 23 ottobre, al Castello Ursino, in mostra oli, sculture e disegni di Antonio Ligabue; dipinti e collage del pittore contadino Pietro Ghizzardi; sculture di Cesare Inzerillo e centinaia di documenti e opere sulla pazzia create dal 1600 a oggi: la storia della Legge 180, camicie di forza, apparecchi per l’elettroshock, apribocca, medicine, ritratti di pazienti psichiatrici, l’inchiesta del Senato sugli ospedali psichiatrici giudiziari e documentari Rai.
Nato da un’idea di Vittorio Sgarbi, il Museo è realizzato da Giovani Lettini, Sara Pallavicini, Stefano Morelli e Cesare Inzerillo.
L’esposizione è una co-produzione Comune di Catania, Centro Studi & Archivio Ligabue di Parma presieduto da Augusto Agosta Tota, Fenice – Company Ideas con il patrocinio del Mibact, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
“Nella storia dell’arte, anche prima dei casi clamorosi di Van Gogh e di Ligabue, molti sono gli artisti la cui mente è attraversata dal turbamento, che si esprimono in una lingua visionaria e allucinata. – ha dichiarato Sgarbi – Ognuno di loro ha una storia, una dimensione che non si misura con la realtà, ma con il sogno. E quel sogno, con piena soddisfazione, oltre ogni tormento, rappresenta”.
Sculture, fotografie, dipinti e neon si alternano a decine di libri sul tema della follia, farmaci ritrovati nei manicomi, effetti personali e disegni dei pazienti, in un percorso espositivo che si completa con una grande mostra antologica di 190 opere dedicata a due rappresentanti del Novecento mediopadano, Antonio Ligabue e Pietro Ghizzardi, e due aree dedicate all’audiovisivo in cui saranno proiettati video di Rai Teche – Discussione su “Legge 180” e X Day – I grandi della Scienza “Franco Basaglia” – e un video-denuncia sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari realizzato dalla Commissione Parlamentare di inchiesta sull’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale.
“Un repertorio, senza proclami, senza manifesti, senza denunce – conclude Sgarbi – Uomini e donne come noi, sfortunati, umiliati, isolati. E ancora vivi nella incredula disperazione dei loro sguardi. Condannati senza colpa, incriminati senza reati per il solo destino di essere diversi, cioè individui. Determinati, liberi, folli. Ed ecco il loro museo.”
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