Sette persone sono finite in arresto da parte dei Carabinieri, a Gela, con l’accusa di essere coinvolte nel tentativo di omicidio dei fratelli Antonino e Ruben Raitano, avvenuto il 2 ottobre scorso, nel quartiere Settefarine, dalle cui indagini sarebbe emerso un fitto intreccio di interessi illeciti che avrebbe portato, secondo gli inquirenti, i Raitano allo scontro con il gruppo malavitoso dei Trubia.
I fermi, quattro in carcere e tre ai domiciliari, emessi dal gip del tribunale di Gela su richiesta del procuratore, Fernando Asaro, riguardano gli stessi fratelli Raitano, Giacomo Tumminelli, Giovanni Simone Alario, Vincenzo, Giuseppe e Rosario Trubia. Secondo gli inquirenti, lo scontro tra bande sarebbe avvenuto per un regolamento di conti dovuto alla spartizione dei “proventi derivanti dalla commissione di reati contro il patrimonio, il che aveva dato avvio ad una vera e propria “catena di violenza” tra famiglie rivali, entrambe protese all’allargamento delle rispettive aree di influenza”.
L’operazione di magistratura e carabinieri, denominata “Revenge”, ha permesso di accertare, secondo i magistrati, inoltre che i due gruppi criminali avrebbero potuto disporre anche di un notevole quantitativo di armi e munizioni. Gli arrestati devono rispondere, a vario titolo, di “tentato omicidio, rapina aggravata, detenzione e porto abusivo di armi, lesioni personali aggravate, ricettazione, favoreggiamento personale, favoreggiamento reale, minacce aggravate e violazione delle prescrizioni imposte con la sorveglianza speciale”.
Lo scorso ottobre si ipotizzò un “regolamento di conti” come movente dell’agguato teso ai fratelli Antonio e Ruben Raitano, di 29 e 25 anni, feriti a colpi di pistola mentre viaggiavano su un ciclomotore. Due i proiettili, di piccolo calibro, che sarebbero andati a segno raggiungendo all’addome Antonio, sottoposto a intervento chirurgico, e colpendo di striscio alla testa Ruben, già dimesso stamani dall’ospedale Vittorio Emanuele di Gela dove i Raitano si erano recati per essere soccorsi. Nessuno dei due era in gravi condizioni.
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