C’è attesa da parte dell’ufficio migranti della Cgil e dei legali per la decisione della Commissione territoriale per i richiedenti protezione internazionale di Caltanissetta, riunita stamattina in audizione per decidere se rilasciare il permesso di soggiorno per motivi umanitari a S.M, il giovane marocchino che seminò il panico all’Università di Palermo per alcune frasi rivolte agli studenti.
“Da 28 giorni il ragazzo, che la Cgil assiste assieme al suo legale, si trova al Cpr di Caltanissetta (ex Cie) senza cure adeguate. La nostra preoccupazione è che la sua salute possa peggiorare. Il Cpr è un centro di rimpatrio non è una clinica. Per questo attendiamo con fiducia una decisione positiva dalla Commissione territoriale, che speriamo di conoscere presto, perché così al ragazzo potranno essere assicurate le cure adatte”. Lo dice la responsabile migranti della Cgil di Palermo, Bijou Nzirirane, esprimendo preoccupazione per il ritardo nelle cure adeguate che avrebbero dovuto essere prestate al giovane universitario marocchino sin da quando, quasi un mese fa, venne prelevato dalle forze dell’ordine e portato all’ex Cie di Caltanissetta, dove si trova da quasi un mese. “Quel giorno – aggiunge Bijou Nzirirane – il medico del centro di salute mentale dell’Asp, al quale c’eravamo rivolti, aveva detto che S. doveva essere subito ricoverato e sottoposto al trattamento sanitario obbligatorio”.
La richiesta per il riconoscimento della protezione internazionale finalizzata ad avere la titolarità di un permesso per motivi umanitari, in considerazione delle gravi condizioni di salute del ragazzo, è stata presentata sabato scorso. “Contrariamente alla prassi – spiega il legale, Ilenia Grottadaurea – la Commissione, con una procedura che definirei ultra accelerata, ha fissato l’audizione a oggi, a pochissimi giorni di distanza dalla formalizzazione dell’istanza”.
Ieri si è tenuta presso il Cpr l’udienza che ha convalidato il trattenimento nel centro del ragazzo per soli 15 giorni (la legge nei casi ordinari prevede 60 giorni). “Si è aperto nel frattempo un altro spiraglio positivo – afferma il legale, che esprime la sua soddisfazione – Nel provvedimento emesso ieri pomeriggio il giudice ha convalidato il trattenimento presso il Cpr non per gli ordinari 60 giorni bensì per soli 15 giorni, finalizzati alla verifica, a mezzo Dipartimento di Salute mentale, della compatibilità tra le condizioni di salute di S.M. e il trattenimento dello stesso presso il Cpr, dando termine al presidio sanitario fino al 20 maggio prossimo, per trasmettere la relativa documentazione medica”.
Aggiunge il legale: “Si spera finalmente di fare chiarezza su alcuni aspetti ad oggi non tenuti in considerazione nei rispettivi giudizi, pur sollecitati dal difensore”.