Paralizzati dallo sciopero generale gli stabilimenti dell’Eni in Sicilia. Il 98% dei lavoratori ha aderito alla mobilitazione proclamata, a libello nazionale, da Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil.
Nell’Isola, la mobilitazione nazionale ha visto proteste, da Gela a Priolo. “I lavoratori incrociano le braccia – afferma Mimmo Milazzo, segretario della Cisl Sicilia – contro le minacce di disimpegno, più o meno camuffato. Né tranquillizzano più di tanto i comunicati dell’azienda, che dicono che tutto è ok quando i segnali vanno in direzione opposta”.
Nella cittadina del Siracusano oltre 1.500 lavoratori dell’area industriale hanno partecipato in mattinata all’assemblea, nella mensa ovest degli stabilimenti. “Gli impianti del gruppo – avverte Paolo Sanzaro, segretario Cisl di Ragusa-Siracusa – in quest’area giocano un ruolo di centralità. Un disimpegno avrebbe un effetto domino disastroso, dal diretto all’indotto”. A Gela, presidi e mobilitazione continuano da giorni contro la mancata attuazione del protocollo sulla riconversione green della raffineria e per il via agli ammortizzatori sociali al migliaio di addetti dell’indotto.
“La nostra è una mobilitazione che, in assenza di svolte, andrà avanti a oltranza”, rimarca Emanuele Gallo, segretario Cisl di Agrigento-Caltanissetta-Enna. Che domani, assieme ai colleghi di Cgil e Uil Ignazio Giudice e Maurizio Castania e ai vertici delle locali associazioni di commercianti e artigiani, alle 11 incontrerà, a Gela, il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi. Le sarà affidato un documento in cui, sottolinea il sindacato, sarà sottolineata la richiesta al governo nazionale di intervenire nella vicenda, in quanto azionista di riferimento di Eni. Alle 16 la politica del colosso nazionale degli idrocarburi, a Gela specialmente dove la riconversione in green refinery non parte e le aziende dell’indotto hanno preso a licenziare, sarà al centro del vertice in programma a Palazzo d’Orleans, tra sindacati e istituzioni. In particolare, si discuterà di verifica del protocollo siglato a Roma lo scorso 6 novembre e della questione degli ammortizzatori. Temi che saranno sullo sfondo pure il giorno dopo, a Roma, quando al ministero dello Sviluppo economico, Comune, Regione, governo nazionale e parti sociali si confronteranno sull’attuazione dell’accordo di programma.
In ogni caso, la mobilitazione non si ferma, fa sapere la Cisl. Anche perché, con un’immagina usata in mattinata a Priolo da Sanzaro, “il rischio è che il governo nazionale non veda, quello regionale non senta, la politica locale non parli”. (ug)
In tutte le realtà produttive, Milazzo, Priolo, Ragusa e Gela, i lavoratori hanno svolto assemblee e manifestazioni. A Gela è stata fermata la produzione dei pozzi petroliferi. E’ proprio Gela il punto di maggior crisi di Sicilia. “Dopo più di un anno dalla sottoscrizione dell’accordo al MISE che punta alla riconversione industriale di tutto il territorio in chiave green – affermano il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro e il segretario regionale della Filctem Giuseppe D’Aquila – non è ancora accaduto nulla di concreto. L’Eni ci dice che siamo dentro la fase di progettazione – aggiungono- ma intanto i lavoratori diretti vengono trasferiti in altre sedi mentre quelli dell’indotto perdono il lavoro”. Pagliaro e D’Aquila aggiungono: “La verità è che Eni non è più in grado di rispettare gli impegni e di investire quei 2 miliardi di euro che avrebbero potuto trasformare un territorio che da anni paga le conseguenze di una industrializzazione selvaggia. È inconcepibile – sottolineano- che Il presidente del consiglio non si occupi di tutto questo”. Venerdì la Filctem di Gela e Caltanissetta hanno convocato un Direttivo straordinario al quale parteciperanno Emilio Miceli segretario generale nazionale della Filctem, Giuseppe D’aquila e Michele Pagliaro con l’obiettivo, ancora una volta, di richiamare alla responsabilità il governo nazionale.
Intanto Giuseppe Arancio, parlamentare regionale del Pd, ha presentato un’interrogazione insieme con il presidente del gruppo Pd all’Ars, Alice Anselmo per chiedere al “governo regionale di attivare ogni iniziativa utile in merito alla mancata riconversione del petrolchimico di Gela, dove la tensione e la rabbia giustificata dei lavoratori dell’impianto ed ancor più dei lavoratori dell’indotto, in mancanza di risposte concrete, sale di ora in ora. Chiediamo pertanto al governo regionale di convocare con urgenza un tavolo di concertazione con il ministro Guidi e di istituire una task-force che segua i processi autorizzativi”.
“Nell’interrogazione – spiega Arancio – si chiede se siano previste ore di cassa integrazione in deroga per ulteriori due anni; se siano stati avviati e a che punto sono i processi autorizzativi per far partire la raffineria green e la bonifica della stessa. Si chiede inoltre di conoscere il motivo per cui ai tavoli gia’ istituiti alla Regione, non sia stata mai invitata la deputazione territoriale”.
“L’impegno assunto dall’Eni, – aggiunge Arancio – che prevedeva il completamento della fase di realizzazione di avviamento della raffineria green, per il primo semestre del 2017 difficilmente verra’ rispettato, in considerazione del fatto che i lavori non sono ancora iniziati. La mancata riconversione ha già comportato il licenziamento di centinaia di lavoratori, colpendo in maniera pesante il potere d’acquisto di interi nuclei familiari. Bisogna intervenire al più presto – conclude il parlamentare regionale del Pd – a tutela di un territorio che deve sentire il sostegno delle istituzioni”.
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