“L’ascesa di Antonello Montante a presidente di Confindustria fu possibile anche grazie ai suoi rapporti con il questore Filippo Peritore”. Lo ha detto l’imprenditore Pietro Di Vincenzo, deponendo come teste al processo sul sistema Montante che vede imputate 30 persone tra imprenditori, politici ed esponenti delle forze dell’ordine.

Peritore non è tra gli imputati ma oggi nel corso dell’udienza il suo nome è stato più volte tirato in ballo da Di Vincenzo. “Il questore Peritore – ha aggiunto il teste – ha messo nelle condizioni Montante di essere eletto come presidente degli industriali facendogli avere tutti i voti dell’Eni, per il tramite del capo della sicurezza dell’Eni, che si era sempre astenuta proprio per la sua posizione preponderante”.

Sempre sul questore Piritore, Di Vincenzo ha raccontato di un altro episodio: “Non mi diede la tutela nonostante due malviventi, Angelo Palermo e Pietro Riggio, furono intercettati mentre parlavano all’interno del ‘circolo Foglietto’ delle minacce che mi erano state inviate. I due si lamentavano che non erano servite a nulla. A seguito di questo fatto il commissario Staffa ritenne opportuno richiedere una tutela nei miei confronti ma a questa richiesta il questore Peritore non ha dato seguito. Tra l’altro in questo dialogo si parlava di fare un assalto a casa mia dove vivevo con mia mamma, in campagna, con un rapimento”.

“No a prescrizione per Schifani”, pm all’attacco su processo Montante

Al processo Montante nessuna prescrizione per il presidente della Regione Renato Schifani. Lo hanno sostenuto i pm Maurizio Bonaccorso, Claudia Pasciuti e Davide Spina che si sono opposti all’ordinanza del tribunale di Caltanissetta sulla prescrizione. “Non ci sono i termini – è stato detto – per la prescrizione relativa al reato di concorso esterno in associazione a delinquere”. Schifani è imputato oltre che per concorso esterno anche per rivelazione di notizie riservate. E’ coinvolto nel maxi processo sul cosiddetto “Sistema Montante”.

La difesa del presidente della Regione è rappresentata dagli avvocati Roberto Tricoli e Sonia Costa. I due legali si sono opposti alla tesi dei pm secondo i quali il concorrente esterno (Schifani) dovrebbe rispondere in concorso con il promotore dell’associazione. Parliamo quindi di Antonello Montante, e quindi paradossalmente con la stessa pena prevista per i promotori, con conseguente allungamento dei termini di prescrizione. Per gli avvocati la prescrizione sarebbe invece già scattata come avevano detto i giudici del tribunale. La tesi prospettata dall’ufficio del pm secondo la difesa è “assolutamente infondata”.

 

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