Avevano bloccato un pullman della polizia che stava trasferendo 15 migranti. Ora scatta la denuncia per 17 attivisti accusato di interruzione di pubblico servizio, resistenza a Pubblico ufficiale, travisamento e manifestazione non autorizzata. Il Questore ha emesso anche 15 fogli di via obbligatori e 2 avvisi orali.
Cosa è successo due giorni fa
Martedì mattina, in occasione del trasferimento di alcuni cittadini stranieri irregolari trattenuti al centro di prima accoglienza di Pian del Lago di Caltanissetta, per il successivo rimpatrio, un gruppo di 17 attivisti mascherati ha bloccato il pullman della Polizia di Stato lungo la S.P. 5. nella periferia di Caltanissetta.
Due incatenati sotto il pullman
Due di essi, dopo che il gruppo di manifestanti ha occupato la carreggiata stradale, si è anche incatenato sotto il mezzo, impedendo la prosecuzione della marcia. Sul posto sono intervenuti diversi equipaggi della sezione Volanti, della Digos e della Squadra Mobile che hanno bloccato i manifestanti che sono stati condotti in Questura. Il pullman con gli stranieri ha ripreso regolarmente la marcia proseguendo il servizio.
Tutti identificati e denunciati
I 17 attivisti sono stati tutti compiutamente identificati, 12 di nazionalità italiana e 5 straniera, e denunciati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta per i reati di interruzione di pubblico servizio, resistenza a Pubblico Ufficiale, travisamento e manifestazione non autorizzata. Per loro è scatta anche la sanzione amministrativamente ai sensi del codice della strada, per blocco stradale.
Pugno duro, foglio di via obbligatorio per 15
Il Questore, nei confronti di 15 attivisti, non residenti a Caltanissetta, ha emesso anche la misura di prevenzione del foglio di via obbligatorio con divieto di far ritorno nel Capoluogo nisseno per un periodo di tre anni. Nei confronti di 2 di essi, residenti in questo Capoluogo, ha, invece, emesso l’avviso orale a cambiare condotta.
La mobilitazione del mese scorso
Già alla fine dello scorso mese di ottobre si era messa in moto la macchina organizzativa con una prima mobilitazione a Pozzallo per chiedere la chiusura dei centri di accoglienza per migranti in Sicilia. E’ stato organizzato un corteo con partenza dalla zona industriale, in via dello Sviluppo, proprio dove ha sede l’attuale Cpr della cittadina del Ragusano. La manifestazione di carattere regionale venne promossa dalla Cgil e da molte altre associazioni per chiedere la chiusura dei centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) dei migranti. Secondo gli organizzatori, infatti, il rispetto delle regole da parte di tutti è alla base di una società e di un’economia sane.
Le presunte violazioni
Da questo punto di vista i Cpr rappresenterebbero, a detta degli aderenti alla manifestazione, “una palese violazione dell’articolo 13 della Costituzione Italiana”. Tale articolo, infatti, prevede che “non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”. I Cpr, invece, secondo i manifestanti, non sono altro che una detenzione preventiva dei migranti.
Commenta con Facebook