“Dal 2008 ad oggi, come risulta dal rapporto dell’ANCE, le gare d’appalto sono passato da 600 a 80. E’ palese il crollo del settore imprenditoriale, dovuto all’incapacità di mettere a bando infrastrutture e servizi peraltro già finanziati da fondi europei del governo regionale. La così detta ‘riforma delle province‘ ha determinato solo grandi perdite perché questi Enti non fanno più manutenzione delle strade, non finanziano più le scuole e non pagano neanche più gli stipendi ai loro dipendenti. mancati trasferimenti dello stato alla Sicilia hannpo completato il percorso e il tanto decantato “modello Sicilia” , frutto dei rapporti sottobanco con i grillini, è costato milioni di euro alle nostre tasche”.
E’ tranciante il giudizio di Gaetano Armao sulle politiche economiche e fiscali della Regione siciliana negli ultimi 5 anni. Riforme fatte senza criterio, bilanci chiusi grazie a piccole prebede ottenute in cambio di cessione di spazi di sovranità fiscale e mance al posto dei trasferimenti dovuti.
Il giudizio di Armao giunge da Caltanissetta in occasione della presentazione all’Istituto Testasecca, del “Manifesto
dei SicilianIndignati”, programma politico del movimento che ha come leader proprio Gaetano Armao, designato dal centrodestra come vicepresedente in caso di vittoria alle prossime elezioni regionali.
E’ possibile la rinascita della Sicilia dopo l’eredità del governo Crocetta?
“Sarà certamente un’opera difficile. La situazione finanziaria è davvero preoccupante: le ultime decisioni inserite nel “documento di economia e finanza” così come nella proposta finanziaria per il 2018, rendono ancora più complicata la situazione, perché molti interventi mirano ad ‘avvelenare i pozzi’ per chi arriva. Nonostante ciò, il programma che ci siamo dati punta su assi di risanamento e di crescita, incentrati sula fiscalità di sviluppo, la rinegoziazione con lo Stato degli accordi finanziari, l’introduzione di alcuni meccanismi di abbattimento degli oneri fiscali, a partire dall’eliminazione del bollo sulla prima auto: possono essere strumenti che ci consentono di ripartire”.
“Certo – denuncia Armao – il debito pubblico è passato da 4,5 a 8 miliardi, il deficit si attesta intorno ai 6 miliardi, le questioni sollevate dinanzi alla Corte dei Conti in sede di parificazione del rendiconto generale della Regione, sono molto preoccupanti e ascrivili alla gestione di questo governo, che ha svilito l’Autonomia della Sicilia, perdendo miliardi di introiti e rinunciando a contenziosi già vinti con lo Stato, pur di chiudere il bilancio”
La situazione, insomma non è rosea ma con impegnoe lavoro si puà rimettere in riga e ripartire. Questa almeno l’idea di Armao.