Una grossa pecora rimasta bloccata nella griglia metallica di un canale di scolo. E’ successo lungo la strada che da Serradifalco conduce a Canicattì.
Il povero animale, rimasto nella “trappola metallica”, ha iniziato a lamentarsi ma le sue richieste di aiuto sono state udite da alcuni cani che hanno circondato l’animale iniziando a prenderlo a morsi.
A riferirlo è Fabio Calì, coordinatore siciliano delle Guardie LIDA che è intervenuto per soccorrere l’ovino. I cani, infatti, hanno procurato serie ferite ed orrende amputazioni nella parte posteriore. Particolarmente colpiti sono gli organi genitali. Un attacco “classico”, ossia rivolto alle parti molli. Un sequenza che, qualora occorsa in altri luoghi, fuori dalla Sicilia, avrebbe probabilmente avuto un unico responsabile: il lupo. Eppure anche nella Regione dove il canide selvatico è stato eliminato a colpi di lupara e bocconi avvelenati, gli attacchi non cessano. Nel bosco di Ficuzza, ad esempio, un daino è stato ucciso proprio dai cani randagi.
Si potrebbe trattare di cani padronali che nelle zone rurali, specie la sera, vengono lasciati incustoditi, così come di gruppi di randagi che in genere si formano seguendo una femmina in calore. Un ulteriore risultato della mancata fattiva repressione del fenomeno del randagismo così come evidenziato dagli stessi volontari della LIDA di San Cataldo. Sono infatti ben 14 i cuccioli accolti e per i quali si chiede ora un aiuto sia per la copertura delle spese di mantenimento che per una felice adozione. Una situazione drammatica che la LIDA di San Cataldo ha più volte denunciato individuato veri e propri luoghi, come la zona industriale di Caltanissetta, ove di frequente vengono abbandonate intere cucciolate.
All’impegno già gravoso per accogliere i cani, si aggiunge ora quello della pecora che, a quanto sembra, sarebbe risultata priva di ogni segno di riconoscimento. Il grosso animale, dolorante per le ferite subite è ora ricoverato a spese dei volontari presso un ambulatorio veterinario.
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