L’ex leader di Confindustria Antonello Montante è stato citato a giudizio per il reato di diffamazione aggravata nei confronti del giornalista Attilio Bolzoni.
L’udienza è stata fissata per il 7 marzo al tribunale di Caltanissetta dinanzi al giudice Nadia La Rana.
Montante, condannato a 8 anni per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico, nel ricorso per Cassazione aveva scritto alcune frasi nei confronti di Attilio Bolzoni che il giornalista, assistito dall’avvocato Raffaele Palermo, ha ritenuto lesive della sua immagine. In particolare Montante aveva affermato: “Attilio Bolzoni, il giornalista che aveva preteso favori in denaro, non corrispostigli dallo scrivente”, “l’operazione, la quale ebbe come terminale Attilio Bolzoni che mercanteggiava con Cicero e Venturi e che non si muoveva certamente senza il collegamento funzionale con la criminalità imprenditoriale che era stata cacciata”, “il muoversi delle forze contrarie alla svolta antimafia che aveva massacrato per 10 anni l’imprenditoria mafiosa e che trovano l’espressione mediatica in Attilio Bolzoni”. Il pm Massimo Tirifò ha dunque disposto la citazione in giudizio fissando udienza per marzo.
Il 13 luglio del 2021 si erano registrati momenti di tensione nell’aula bunker di Caltanissetta tra Montante e il giornalista Attilio Bolzoni che si è rivolto alla corte d’appello denunciando “l’inaccettabile modo di fare dell’ex leader di Confindustria Sicilia”.
Attilio Bolzoni aveva poi spiegato: “Montante ha tutto il diritto di difendersi. Io avrei dato a Montante anche 400 udienze per difendersi. Il problema è che si è difeso per meno di 56 minuti per il resto ha solo insultato gli altri. La Corte gli ha consentito di parlare di tante cose ma meno di un’ora dei capi di imputazione”.
E proprio mentre Bolzoni stava rilasciando le dichiarazioni ai giornalisti dopo il processo è stato interrotto dall’avvocato di Montante, Carlo Taormina, con il quale era nata una nuova animata discussione. “Cerchi di essere educato” aveva detto Taormina a Bolzoni che aveva risposto “non sei in un talk show ma ad un processo”.
Bolzoni aveva poi continuato: “Ad un certo punto del processo Montante ha detto aspetto le vostre querele la mia risposta in aula, ammetto assolutamente irrituale, è stata ‘guardi che lei ha ricevuto un avviso di conclusione indagini per diffamazione aggravata proprio per le stesse cose che sta dicendo’. La risposta della presidente è stata molto garbata, ma mi ha richiamato, io ho continuato dicendo che ho una mia reputazione e non posso farmi infangare per quattro lunghe udienze e poi ho chiesto scusa alla Corte come era giusto”.
Il 25 novembre il Tribunale di Siracusa ha condannato a un anno e due mesi di reclusione ciascuno Salvatore e Gabriele Giuliano, padre e figlio, indicati dai magistrati della Dda di Catania come esponenti di un gruppo criminale di Pachino legato al clan mafioso Trigila di Noto, per le minacce al giornalista e vicedirettore dell’AGI Paolo Borrometi.
I due imputati pubblicarono sul profilo Facebook del sito “La spia”, di cui il giornalista è direttore, e su quello personale della vittima, frasi minacciose in merito ad una inchiesta giornalistica del 22 agosto del 2016 redatta da Paolo Borrometi e relativa agli affari della mafia nei Comuni del Siracusano. Le frasi minacciose ai danni di Borrometi furono rivolte da Salvatore Giuliano in una nuova occasione, poco dopo la pubblicazione di un altro articolo ma sul sito articolo21.org firmato da Giuseppe Giulietti.
Il giornalista, difeso dall’avvocato Vincenzo Ragazzi, si è costituito parte civile nel processo insieme al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, la Federazione nazionale della stampa italiana e l’Associazione siciliana della stampa.