“Non chiamateci ribelli anti primarie, non siamo ribelli e nemmeno anti primarie“. A dirlo in un’intervista rilasciata a BlogSicilia è Federica Giorgio, componente dell’Assemblea Nazionale del Pd e segretaria di Circolo a Caltanissetta, tra i primi firmatari di un documento nel quale viene fuori l’aria di grande malcontento che si respira in questi giorni all’interno del Partito Democratico che si avvia a scegliere, assieme al Movimento 5 Stelle e a Cento Passi, il candidato alla presidenza della Regione.
Vogliamo avviare una discussione
“Non volevano creare uno scontro per destabilizzare il partito ma avviare una discussione perché poi i problemi vanno sempre rimandati a un altro appuntamento e non si risolvono più”, afferma Federica Giorgio che è anche componente della segreteria nissena del Pd. Lei, come tanti altri iscritti, non andrà a votare alle presidenziali del 23 luglio, al momento confermate.
Lo strappo del M5S
Lo strappo del M5S non ha fatto altro che dare l’ennesimo impulso a una spaccatura in corso all’interno del Pd tra chi sta alla base e chi è costretto ogni giorno ad accollarsi spiegazioni ai cittadini alle prese con prezzi alti, crisi energetica, pandemia e venti di guerra. Federica Giorgio è una di quelli che sta a contatto con i cittadini e contesta a gran voce le decisioni prese “dall’alto”, che non coinvolgono la base del partito.
L’alleanza Pd-M5S che ha fatto scattare la crisi
Forse è il momento di rivederla per la Giorgio. “Nel momento in cui abbiamo stipulato l’alleanza con i 5stelle a quelle condizioni, l’alleanza poteva starci – risponde – In corso d’opera però non si è più capito da che parte sta la base Cinquestelle. Bisogna rivedere i termini degli accordi”.
“Le Primarie momento importantissimo ma…”
Oggetto del contendere però sono le primarie, “un momento importantissimo a servizio della politica, a servizio del partito – dice la Giorgio – ma da troppi anni si astiste ad azioni e a un atteggiamento che ci hanno portato alla redazione di un manifesto che raccoglie un malessere diffuso”. Contestato è il modus operandi dei dirigenti regionali del Pd che “decidono sempre le sorti del partito e i soggetti da eleggere – contesta la Giorgio – ed è successo anche con le primarie. Certo, lo statuto lo consente, però è anche vero che questo è un momento più importante, perché usciamo dalla pandemia e c’è una crisi in corso. I territori, fermi per tanto tempo, avevano voglia di esprimersi e il percorso da fare era inverso: bisognava parlare di temi e arrivare poi a un candidato. Oggi non ce lo possiamo più permettere, la gente è stanca e i territori sono mortificati”.
Partito democratico è fortemente in crisi
“Da tanti anni il Pd è in crisi – continua la Giorgio -, i numeri fanno ben sperare, gli ultimi non sono stati deleteri rispetto agli anni precedenti. Il partito è in crisi perché ha subito delle modifiche, si sta ritrovando a discutere di temi diversi dall’oggetto iniziale e non guarda più alla base e ai territori”. Prova della crisi sono i numeri degli iscritti alle primarie. “Il numero d’iscritti alle primarie è ridotto rispetto alle previsioni dei dirigenti del partito. Ci troviamo meno di 20mila iscritti. C’è uno sforzo immenso d parte dei dirigenti del partito con risultati minimi, qualcosa non va”.
Il nome delle Chinnici
I firmatari del documento “anti primarie” contestano anche il nome scelto della candidata ma non si tratta di “una critica ad personam” – sottolinea Federica Giorgio – critichiamo le modalità. Questo nome in questo momento è espressione di un modus operandi che non ci piace. Il Pd ha paura nell’applicazione delle regole per la democrazia. Si tratta di meccanismi che mortificano la democrazie”.
Le liste per L’Ars con il voto degli iscritti
“Primarie interne in ogni provincia, potrebbe avvantaggiare chi ci mette la faccia e risorse economiche. È importante capire qual è il termometro politico e portare sostenere persone che devono portare in parlamento i problemi dei territori”.
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