- Blitz La Bella vita a Caltanissetta termina con 7 arresti
- Il boss ordinava con i pizzini, che ingoiava dopo averli letti
- Sei o sette ipotesi di estorsione dalle indagini
A Caltanissetta era nato un nuovo gruppo legato a Cosa nostra che si autofinanziava con spaccio di droga ed estorsioni. È quanto emerge dal blitz ‘La bella vita’ della squadra mobile che, coordinata dalla Dda nissena, ha arrestato sette persone. Tra loro anche quello che è indicato come l’attuale reggente di Cosa nostra a Caltanissetta, il 43enne Carmelo Bontempo.
Il capomafia ingoiava i pizzini per farli sparire
Secondo l’accusa impartiva ordini da boss ‘tradizionale’, con i pizzini, che ingoiava dopo averli letti per non lasciare traccia, e garantendo l’assistenza ai detenuti e ai loro familiari; ma anche dure rappresaglie ai danni di chi non rispettava le regole o non pagava; infine mediando i contrasti. Una svolta nel lavoro della polizia è arrivata dopo la notifica di un avviso di conclusione indagini in un’inchiesta per droga. Il quell’occasione, a conferma del suo ruolo di vertice, Bontempo si sarebbe preoccupato di fare accantonare del denaro necessario al suo mantenimento in caso di arresto.
Lo stupore del capomafia sulle indagini
La squadra mobile di Caltanissetta ha anche registrato lo stupore del capomafia, che si è ritrovato indagato nonostante le accortezze impiegate, come spostarsi per chilometri per parlare di persona con i suoi sodali o ricevere pizzini che poi ingoiava. “Dopo tanti anni riprendiamo a parlare di mafia a Caltanissetta. Forse a qualcuno sembrava fosse un porto franco, invece non è così. Ci sono personaggi che hanno ripristinato quello che era un vero e proprio ordine mafioso, con un principio di mutua assistenza tra i sodali in libertà e quelli ancora in carcere”. Lo ha detto il procuratore facente funzioni di Caltanissetta Gabriele Paci durante la conferenza stampa sull’operazione.
Fenomeno delle estorsioni più ampio
“Una delle cose che ci ha colpito nel corso dell’operazione è che i commercianti quando venivano avvicinati per pagare il pizzo divenivano accondiscendenti nel momento in cui veniva detto loro che i soldi servivano per mantenere i detenuti in carcere”, ha detto l’ex capo della squadra mobile di Caltanissetta, Marzia Giustolisi, che ha condotto le indagini. “Ci sono sei o sette ipotesi di estorsione – ha detto il Pm della Dda di Caltanissetta Pasquale Pacifico – ma pensiamo che il fenomeno sia un po’ più ampio di quello che è emerso. Spaziavano dall’imprenditore edile alla ristorazione. Gli importi richiesti agli imprenditori non erano eccessivi ma costanti, parliamo di centinaia di euro al mese. C’è stato anche un tentativo di entrare in una di queste attività alle loro condizioni. Stiamo vagliando le posizioni di alcuni di questi imprenditori”.
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