La notizia è di quelle che potrebbero segnare una svolta. Dopo tre diversi interrogatori sempre in attacco più che in difesa, Antonello Montante avrebbe cambiato idea. Sarebbe stato il carcere a farlo decidere in questo senso. Quattro mesi in una cella possono fare questo effetto ma la sua scelta sarebbe maturata molto prima. Per lui la trasformazione dei domiciliari in carcerazione preventiva era scattata dopo che la polizia aveva rilevato un presunto tentativo di inquinare le prova dai domiciliari.
Secondo la relazione della polizia Montante si fece portare un tablet acquistato dal giardiniere di casa per poter parlare con l’esterno in una chat criptata e questo avrebbe fatto il paio con la distruzione delle chiavette in spuo possesso che sarebbe avvenuta prima di far entrare la polizia al primo accesso.
Ma adesso Montante avrebbe intrapreso un percorso religioso, una sorta di riavvicinamento a Dio come avviene a molti carcerati. “In questi mesi in carcere ho fatto un percorso difficile… ho dovuto, diciamo, adattarmi, e questo mi ha portato a fare dei ragionamenti. Io, indipendentemente da quello che scrivono i giornali, sono stato sempre dalla parte dello Stato, quindi dalla parte del vostro mondo” avrebbe detto Montante ai magistrati secondo quanto riporta questa mattina il giornale ‘La Sicilia’ in edicola.
“Sono disponibile a qualsiasi tipo di domande, tenterò di dire tutto quello che so, anche oltre” avrebbe aggiunto prima di scaricare qualche vecchio amico o ex collaboratore in questa o quella circostanza. Ma le ammissione fatte da Montante in pieno agosto (se ne apprende solo ora ma il verbale risale a poco prima di Ferragosto) sarebbero ancora in fase di riscontro e sarebbero solo parziali. Quanto valgono davvero è il principale interrogativo al quale dovranno rispondere gli inquirenti.
Intanto per lui e altri 24 la Procura di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio mentre alla luce di quanto si apprende adesso ci si chiede se la perquisizione della scorsa settimana negli uffici regionali e alla Camera di Commercio non servisse proprio a riscontrare affermazioni dell’ex potente presidente di Sicindustria.
Ma i magistrati di Caltanissetta sembrano tutt’altro che convinti delle sue intenzioni. L’intento dichiarato, infatti, sarebbe stato seguito dalla solita difesa d’ufficio, una autodefinizione di “uomo vicino alle istituzioni” amico di magistrati (“Venivano a cena a casa mia, ci davamo del tu” avrebbe detto sempre secondo il giornale) e di politici. Montante rivendica di avere sbloccato la candidatura di Rosario Crocetta alla presidenza della Regione: “Nessuno lo voleva — mette a verbale — lo consideravano ingestibile”. E rivendica anche il ruolo avuto da Confindustria nella formazione del governo regionale. Unica ammissione l’aver delegato controlli non proprio legittimi su Nicolàò Marino il magistratoc he guidava l’assessorato ai rifiuti e che attaccava un altro industriale, Catanzaro.
Per il resto il nuovo Montante collaborante sembra identico al vecchio potente Montante uomo delle istituzioni antimafia
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