Il gup di Palermo ha condannato in abbreviato a 5 anni di carcere, per scambio elettorale politico-mafioso, l’ex consigliere comunale di Licata (Agrigento) Giuseppe Scozzari. L’accusa era rappresentata dal pm della Dda Claudio Camilleri. Scozzari si dimise dopo l’arresto, nel 2019.
Da responsabile del servizio tecnico dell’ospedale di Licata, ed essendo influente funzionario dell’Asp di Agrigento, avrebbe garantito corsie preferenziali per l’accesso ai servizi a soggetti indicati dal capomafia Angelo Occhipinti, e si sarebbe impegnato – secondo l’accusa – in consiglio comunale a regolarizzare la posizione amministrativa di un terreno sequestrato di proprietà di un affiliato mafioso.
“Uno scambio di favori – aveva sottolineato il pm – che gli ha consentito, nel giugno del 2018, di essere eletto, nelle file di una lista civica, grazie al sostegno elettorale del boss che gli fece da sponsor”.
Sempre in tema di voto di scambio, nel luglio scorso, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani hanno arrestato, in esecuzione di ordinanza di ripristino della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Tribunale del Riesame di Palermo, l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto, già arrestato nel corso dell’Operazione Artemisia, coordinata dalla Procura della Repubblica di Trapani, che il 21 marzo 2019 portò all’arresto in esecuzione dell’ordinanza di Custodia Cautelare del Gip del Tribunale di Trapani, 27 persone, poiché ritenute responsabili, a vario titolo, di corruzione, concussione, traffico di influenze illecite, peculato, truffa aggravata, falsità materiale, falsità ideologica, rivelazione ed utilizzazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento personale, abuso d’ufficio ed associazione a delinquere secreta finalizzata ad interferire con la pubblica amministrazione (violazione della c.d. legge Anselmi).
Lo Sciuto era tornato in libertà, unitamente agli altri indagati, su decisione dello stesso Tribunale del Riesame di Palermo, che si espresse sull’incompetenza del Giudice delle Indagini Preliminari di Trapani, a favore di quello del Tribunale di Palermo, ritenendo il reato più grave, tra quelli contestati, consumatosi nel capoluogo di Regione.
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