Certe notizie vanno date con un pizzico d’orgoglio. La Sicilia e, in particolare, la Lampedusa raccontata nell’ultima fatica di Francesco Rosi, rappresenterà l’Italia e la nostra regione alla manifestazione cinematografica più importante: la consegna degli Oscar, il 26 febbraio a Los Angeles.
Il documentario è stato selezionato nella cinquina insieme a “I’m your negro”, “A life animated”, “OJ: made in America” e “13th”. Inizialmente, il film di Rosi, era stato selezionato nella categoria “miglior film straniero”, ma era stato escluso.
In realtà, quello di Rosi, è proprio un documentario sulla vita a Lampedusa, l’isola che da anni è in prima linea sul fronte dell’accoglienza ai migranti. A recitare, nei panni di loro stessi, sono gli abitanti dell’isola: il medico che per primo visita coloro che vengono salvati in mezzo alle onde, i bambini italiani che osservano gli adulti alle prese con una convivenza a volte complessa, gli ufficiali di marina che pattugliano il mare.
Per certi aspetti “Fuocoammare” potrebbe anche ricordare, almeno per la scelta dei protagonisti, il capolavoro di Luchino Visconti, ‘La terra trema’, ispirato al romanzo ‘I Malavoglia’ di Giovanni Verga in cui, peraltro, l’aiuto regista fu Francesco Rosi. Tra i due Rosi non c’è parentela, ma solo omonimia, anche se Gianfranco racconta come, una volta, finse di essere il figlio del grande Francesco ( scomparso nel 2015 ) per essere agevolato nella realizzazione del film.
Aneddoti cinematografici. Ciò che conta è che dopo aver vinto l’Orso d’oro a Berlino nel febbraio del 2016, potrebbe imporsi anche agli Oscar. Proprio in occasione della consegna dell’Orso d’Oro, poi donato ai lampedusiani, il regista Rosi rinnovò l’appello, di assegnare il Premio Nobel per la pace proprio all’isola di Lampedusa e ai suoi abitanti.
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