Dalle prime ore di questa mattina è in corso una vasta operazione della Guardia di Finanza di Agrigento, coordinata dalla Procura della Repubblica. I militari hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure coercitive – obbligo di firma e divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione – e un decreto di sequestro preventivo di beni nei confronti di sei persone coinvolte nella gestione di un Ente che si occupa di accoglienza di migranti richiedenti asilo.
Gli inquirenti ipotizzano in particolare che le società che gestivano alcuni centri di accoglienza simulassero di ospitare migranti per ottenere rimborsi da parte dello Stato omettendo di annoiare nei registri i trasferimenti dalle strutture.
Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di truffa ai danni dello Stato. Sono ancora in corso le operazioni di sequestro che vedono impegnate decine di finanzieri della Compagnia di Agrigento. I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che il Procuratore Aggiunto della Repubblica Salvatore Vella terrà alle 11 nella Procura della Repubblica di Agrigento.
Ma non si tratta dell’unica truffa scoperta di recente. Il 15 febbraio infatti, la Guardia di Finanza ha eseguito a Messina un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti dell’imprenditore agricolo L.D. 58 anni, ritenuto vicino alla criminalità organizzata dei Nebrodi ed accusato, in concorso con altri, dell’indebita percezione di finanziamenti pubblici e prestazioni assistenziali e previdenziali riconducibili al cosiddetto “falso bracciantato agricolo”, ed innumerevoli ipotesi di falso.
Il provvedimento è l’evoluzione dell’Operazione ‘Ladybug’, dal nome della principale società coinvolta, condotta dalle Fiamme Gialle di Patti che, nel dicembre scorso, aveva già portato al sequestro preventivo, di beni per un valore di circa 1,5 milioni di euro e scoperto centinaia di lavoratori che avevano indebitamente conseguito le indennità assistenziali e previdenziali destinate al settore agricolo, con la fuoriuscita dalla casse dell’Inps di oltre 550 mila euro.