L’avvocato Giuseppe Arnone ieri è stato portato in carcere per avere violato le prescrizioni che gli imponevano di non comunicare, non manifestare e non inviare email.
Il candidato più volte alla poltrona di sindaco di Agrigento ed ex presidente regionale di Legambiente, cancellato ormai dall’Ordine, era stato condannato per calunnia e diffamazione ma aveva ottenuto di scontare questa e altre condanne in regime di semilibertà, dopo un periodo di affidamento in prova.
L’ex consigliere comunale però, autore di numerose battaglie contro la magistratura, per ribadire invece la sua libertà di espressione, l’avvocato avrebbe invece inviato una pec al tribunale di Sorveglianza di Palermo che per risposta ha emesso il provvedimento di revoca regime di semilibertà.
Poco prima dell’arresto – come comunicato dall’avvocato di Arnone – l’ex leader di Legambiente Sicilia ha annunciato che comincerà uno sciopero della fame per ribadire la sua libertà di espressione.
“La libertà di espressione è un diritto Costituzionalmente garantito non solo dalla Costituzione della Repubblica Italiana ma dalle Carte Costituzionali di tutti i paesi civili e anche dall’Atto Costitutivo dell’Unione Europea – ha scritto in una nota l’avvocato Principato, che difende Arnone – Non a caso la Corte di Strasburgo ha più volte sanzionato l’Italia per non essersi allineata a quelle che sono state da parecchio tempo le sue direttive in tema di Pene detentive relative al reato di diffamazione, reato che non può essere più sanzionato con la reclusione in carcere”.
Arnone è stato condotto al carcere Petrusa di Agrigento.
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