I Carabinieri della Stazione di Campobello di Licata hanno arrestato un uomo di 33 anni del posto, gravemente indiziato dei reati di tentato omicidio, lesioni personali, minaccia e porto abusivo di armi.

L’aggressione

Secondo quanto ricostruito, lo scorso 22 maggio l’uomo, al termine di una lite scaturita per futili motivi nelle campagne di Butera, avrebbe utilizzato un coltello a serramanico per accoltellare due persone, anch’esse di Campobello di Licata. Le vittime riportarono ferite alla testa e al collo e furono ricoverate all’Ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta, dimesse poi con 15 giorni di prognosi.

L’uomo in carcere

Le indagini dei Carabinieri hanno portato in breve tempo all’individuazione di gravi indizi di colpevolezza a carico del 33enne. Poco dopo i fatti, l’uomo era stato rintracciato dai militari che, a seguito di una perquisizione, avevano trovato e sequestrato l’arma del delitto. Il presunto aggressore è stato quindi arrestato e condotto presso il carcere di Agrigento, come disposto dall’Autorità Giudiziaria. Ora spetterà al giudizio di merito valutare in via definitiva le sue responsabilità.

Sparatoria allo Zen e duplice tentato omicidio, Cassazione conferma le condanne

La cassazione ha confermato le condanne per il tentato omicidio con modalità mafiose di Giuseppe, Antonino e Fabrizio Colombo, padre e figli, per le strade dello Zen. Era il 23 marzo 2021. I tre rimasero vivi per miracolo. I giudici della corte suprema hanno confermate le condanne in primo e secondo grado.

Pene severissime per gli aggressori

Vincenzo e Letterio Maranzano 12 anni, 5 mesi e 10 giorni ciascuno; Nicolò Cefali 10 anni, Pietro Maranzano 11 anni.

Nuovo processo per un imputato

Annullata con rinvio la condanna di Giovanni Cefali (11 anni e 4 mesi) per cui dovrà essere celebrato un nuovo processo. Il difensore, l’avvocato Giovanni Castronovo, ha contestato l’accusa che lo indicava come concorrente morale del tentato omicidio. Allo Zen nel 2021 era in corso una faida. Le indagini sull’agguato furono condotte dagli agenti della squadra mobile.

Scontro tra famiglie rivali

Lo scontro era tre i Colombo e i Maranzano. Si affrontarono davanti ad un bar. I Colombo incrociarono i fratelli Letterio e Pietro Maranzano all’uscita di un bar. Offesero Cefali e intervenne Pietro Maranzano. Scoppiò una rissa. I Maranzano si radunarono insieme ad altre persone nel negozio di frutta e verdura del padre. Dopo ci fu una sparatoria. Giuseppe e Antonino Colombo rimasero feriti, uno alle gambe, l’altro ai glutei.

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