Un lenzuolo bianco con la scritta ‘Lampedusa porto aperto’ e attorno una cornice di lumini accesi: è il messaggio che l’isola siciliana rivolge idealmente alla nave Diciotti della Guardia Costiera, che da cinque giorni è al largo di Lampedusa con a bordo 177 migranti soccorsi, e ancora senza un approdo.
Lo striscione si trova di fronte al mare in piazza Castello, all’estremità della via principale di Lampedusa (via Roma). E’ un’iniziativa del Forum Lampedusa solidale che riunisce più associazioni sull’isola e ha attirato l’attenzione anche dei turisti che sono lì.
“E’ un’occasione per mantenere alta l’attenzione sulla questione – spiegano gli organizzatori – e ricordare la storia di Lampedusa, da sempre porto salvo, per cui è assurdo che proprio qui di fronte ci siano migranti costretti a restare in mare”.
Una foto dello striscione è stata pubblicata sul profilo Twitter di Sea watch Italy, sezione italiana della ong tedesca che si occupa di salvataggi dei migranti. Altri striscioni sono apparsi nei giorni scorsi alla Porta d’Europa (con la scritta “Lasciarli in mare…quanto voti vale?”) e al porto nuovo (“Chi salva una vita salva il mondo intero”).
Ieri, invece, una lettera appello è stata inviata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella sulla medesima vicenda. Tra i primi firmatari: Claudio Fava, presidente commissione antimafia e anticorruzione dell’Ars; il “medico dei migranti di Lampedusa” Pietro Bartolo; Giusy Nicolini, ex sindaco di Lampedusa e il giornalista Francesco Viviano. Secondo i firmatari impedire che una nave della Guardia costiera italiana “porti a termine una missione di dovuto soccorso rappresenta un vulnus istituzionale e civile che chiama in causa” le prerogative del capo dello Stato, anche come Comandante in capo delle forze armate.
“Le chiediamo di intervenire, e di pretendere che la Guardia costiera possa attraccare a Lampedusa – aggiungono – non solo per sentimento di umana solidarietà ma per evitare che un eventuale respingimento in Libia pesi come un’onta irrimediabile non solo su chi l’ha autorizzata ma sull’intero paese. Ci permettiamo di sollecitarLe un intervento proprio sapendo che queste sono ore difficili e che più volte Ella si è richiamata – concludono – al sentimento unitario e responsabile degli italiani come prima risposta al dramma di Genova. Ma rigettare 177 esseri umani nell’orrore delle carceri libiche sarebbe un dramma non meno grave, frutto di una scelta politica alla quale Le chiediamo di opporre la sua fermezza, le sue prerogative e il suo rifiuto”.
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