Una movimentata girandola di nomine e revoche sta animando in questi giorni le stanze del Comune di Agrigento. Colpo di scena infatti nel palazzo di Città, dove a distanza di sole due settimane dall’azzeramento della sua giunta, il sindaco Franco Miccichè ha presentato i nuovi componenti dell’esecutivo cittadino. Peccato però che i loro nomi non suonino affatto nuovi alle orecchie dei cittadini: si tratta infatti degli stessi identici assessori che il primo cittadino aveva “licenziato”.

Lo strano caso

Una decisione, quella di Miccichè, che sta facendo molto discutere in città e che sembra in totale contraddizione con le motivazioni addotte solo 15 giorni fa per giustificare lo scioglimento della sua squadra. In quella circostanza il sindaco aveva evidenziato la necessità di un deciso rilancio dell’amministrazione comunale, lasciando presagire l’intenzione di circondarsi di nuove figure per dare una svolta negli ultimi mesi del suo mandato. E invece, a sorpresa, oggi il dietrofront: richiamati in blocco tutti gli assessori revocati, senza alcun volto nuovo. Gioacchino Alfano, Carmelo Cantone, Costantino Ciulla, Patrizia Lisci, Gerlando Piparo, Gerlando Principato, Alessandro Sollano, Aurelio Trupia e Marco Vullo, sono stati tutti riconfermati nelle medesime deleghe detenute in precedenza.

Le parole di Miccichè

“Un senso lo ha avuto perchè ho voluto dare un segnale, riunendo gli esponenti politici che aspettano la maggioranza. Non ho nulla da rimproverare ai miei assessori, a quindici mesi dalla fine del mio mandato non aveva senso ricominciare da capo. Dobbiamo portare avanti le istanze per la città e devo avere la maggiorana in consiglio comunale. Speriamo che tutto vada per il meglio”. Parole che però lasciano perplessi e paiono poco convincenti dopo gli annunci di due settimane fa. La scelta di richiamare in toto la vecchia giunta sembrerebbe piuttosto denotare incertezza e mancanza di coraggio da parte del sindaco nell’attuare quel promesso ricambio invocato a gran voce. Una mossa che rischia di acuire la delusione di quanti confidavano in un deciso rilancio dell’azione amministrativa in vista della volata finale del mandato.