Nonostante la consapevolezza di andare incontro a un’incriminazione per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e forse di associazione per delinquere, oltre che a una multa e alla confisca della nave, Carola Rackete, capitana tedesca 31enne della Sea Watch, con a bordo 42 migranti recuperati in mare, ha deciso: “Io voglio entrare. Entro nelle acque italiane e li porto in salvo a Lampedusa. Sto aspettando cosa dirà la Corte Europea dei diritti dell’uomo poi non avrò altra scelta che sbarcarli lì”, dice in un’intervista a Repubblica.
Per la capitana, la vita delle persone che ha recuperato in mare “viene prima di qualsiasi gioco politico e incriminazione. Non bisognava arrivare a questo punto”.
A bordo “i migranti sono disperati – aggiunge -. Qualcuno minaccia lo sciopero della fame, altri dicono di volersi buttare in mare o tagliarsi la pelle. Non ce la fanno più. Si sentono in prigione. L’Italia mi costringe a tenerli ammassati sul ponte, con appena tre metri quadrati di spazio a testa”.
Carola Rackete, che lavora a bordo delle Sea Watch dal 2016, liquida poi come “ridicola” l’idea di Matteo Salvini che la nave, battente bandiera olandese, dovrebbe andare in Olanda: “E’ ridicolo, bisognerebbe circumnavigare l’Europa. Oltretutto l’Olanda non collabora”.
E aggiunge: “Siamo circondati dall’indifferenza dei governi nazionali”. Se potesse parlare con il ministro Salvini, gli direbbe “che l’importanza della vita umana è un valore ereditato dai grandi pensatori greci e romani e non dovrebbe farci sopra i suoi giochi politici”.
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