Per gli scontri del marzo scorso durante la partita di calcio tra Canicattì e Licata in 27 rischiano il processo. La Procura di Agrigento, come riporta il Giornale di Sicilia, ha notificato a tutti gli indagati la conclusione delle indagini, comunicazione che solitamente è il preludio alla richiesta di rinvio a giudizio.
Già da qualche tempo i presunti responsabili di quegli scontri nel corso della gara di calcio erano stati individuati. La questura di Agrigento, infatti, aveva disposto i cosiddetti Daspo, i divieti di accesso alle gare sportive. Per gli ultras più esagitati ci fu anche l’arresto all’epoca dei fatti, il 5 marzo scorso all’esterno dello stadio di Ravanusa. Gli scontri furono fra le due tifoserie, all’esterno dello stadio Saraceno per l’acceso derby fra Canicattì e Licata. Almeno cinque autovetture di servizio delle forze dell’ordine furono danneggiate, si verificarono dei feriti fra poliziotti, carabinieri e finanzieri. Agenti e militari, schierati per garantire ordine e la sicurezza pubblica allo stadio di Ravanusa, vennero bersagliati da una fitta sassaiola e dal lancio di bottiglie di vetro. La partita era valida per la 26° giornata di serie D, girone I e fu comunque disputata.
Secondo una prima ricostruzione alcuni tifosi del Canicattì, senza biglietto, all’esterno dello stadio avrebbero cercato di “caricare” i tifosi del Licata. Le forze dell’ordine crearono subito creato un cordone ma vennero prese d’assalto.
In quei giorni ci furono altri provvedimenti similari. In occasione dell’incontro di calcio Gela-Vittoria i tifosi della squadra ospite non entrarono allo stadio. Era quanto disposto dalla questura di Caltanissetta, segno di una partita particolarmente a rischio, vista anche la vicinanza tra le due cittadine. Il Cnims aveva prescritto ai dirigenti del Vittoria calcio di procedere alla vendita dei biglietti entro le 19 del giorno prima, dietro presentazione di un documento di riconoscimento. Quindi si sarebbe dovuto trasmettere l’elenco dei tifosi alla questura di Caltanissetta e l’impiego di volontari/steward per l’accoglienza della tifoseria organizzata. La società però sostenne di non essere in grado di adempiere alle prescrizioni, rinunciando così ad avere al seguito la propria tifoseria organizzata.