È stato scarcerato l’ex capo della Protezione civile di Agrigento dopo che il Riesame ha accolto l’istanza del legale. Torna quindi in libertà l’ingegner Maurizio Costa, 64 anni, ex responsabile provinciale della Protezione civile di Agrigento, coinvolto lo scorso 11 luglio in un’inchiesta della Dda sulla famiglia mafiosa di Sciacca e su presunte infiltrazioni negli appalti pubblici. Lo ha deciso il tribunale del Riesame di Palermo, che ha dichiarato “l’inefficacia della misura cautelare”.

Prima in carcere, poi ai domiciliari

Costa, accusato di corruzione e falso, era stato tra i 7 destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere, anche se poche ore dopo gli erano stati concessi gli arresti domiciliari per motivi di salute. “Nei confronti del mio assistito – dice l’avvocato Fabrizio Di Paola, legale di Costa – non era contestata alcuna aggravante di agevolazione mafiosa, sebbene il provvedimento sia stato eseguito contestualmente ad altre misure aventi ad oggetto contestazioni di reati associativi”.

Le accuse

Tra le accuse formulate dalla Dda al dirigente anche quella di avere agevolato, in cambio di alcuni lavori presso la propria abitazione, come capo della Protezione civile, una impresa edile riconducibile ad un mafioso per l’aggiudicazione dell’appalto per la realizzazione dell’hub vaccinale di Sciacca, attestando falsamente il possesso di una certificazione indispensabile per ottenere i lavori.

L’operazione della Guardia di Finanza

La Guardia di Finanza di Palermo e di Sciacca aveva arrestato 7 persone che farebbero parte della famiglia mafiosa di Sciacca. In 5 sono stati portati in carcere e 2 messi ai domiciliari. I militari hanno eseguito due ordinanze cautelari emesse dal gip su richiesta della Dda. L’accusa è, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, corruzione e illecita concorrenza aggravate dalla finalità di agevolare Cosa nostra, ma anche scambio elettorale politico-mafioso e traffico illecito di rifiuti.