Non si fa in tempo a fare ancora la conta dei danni per gli incendi e la Sicilia deve fare i conti con la grandine anomala che devasta auto e abitazioni. E’ accaduto nel primo pomeriggio di oggi nell’Agrigentino, per l’esattezza nella zona di San Biagio Platani. L’ennesimo fenomeno climatico mette in ginocchio il territorio.
Palle di ghiaccio dal cielo
Ieri il grande caldo con valori termici localmente superiori ai 35 gradi. Ma il peggio non è purtroppo passato. Perché bisogna fare i conti anche con la prima seria perturbazione in Sicilia. Intorno alle 13 a San Biagio Platani, in provincia di Agrigento, sono venute già dal cielo palle di grandine fino a 6-7 centimetri di diametro. Un fenomeno climatico che si verifica, il più delle volte, quando dopo troppo caldo e umidità arriva l’instabilità.
Il bollettino della protezione civile
Auto posteggiate con carrozzeria e vetri danneggiati, persino tetti di abitazioni abbozzati pesantemente. Questa è la scena che si è materializzata nella zona dell’Agrigentino colpita dalla perturbazione. Il bollettino della protezione civile regionale però non promette nulla di buono. Esiste anche un rischio idrogeologico e idraulico. Segnalate “possibili criticità di tipo geomorfologico (frane) e di tipo idraulico nei piccoli bacini e nelle aree urbanizzate”. Altre possibili criticità per fenomeni prevalentemente di tipo idraulico principalmente nell’ambito del reticolo idrografico naturale dei bacini maggiori come alluvioni o esondazioni in aree di foce.
“Le istituzioni latitano”
Intanto non si placano le polemiche di queste ore attorno agli incendi che hanno colpita la Sicilia nelle ultime 24 ore. L’osservatorio permanente sui disastri ambientali parla di “istituzioni latitanti”. “Dopo gli incendi di luglio – si legge in una nota – nessuna iniziativa è stata intrapresa per la difesa del territorio. Nessuna prevenzione, nessuna vigilanza, nessuna iniziativa concreta a salvaguardia del nostro patrimonio naturale e a salvaguardia della salute e dei beni materiali dei cittadini. Anche questa volta gli incendi hanno provocato la morte di innocenti. Nessuna programmazione economica congrua è stata predisposta entro novembre dello scorso anno per le attività di previsione, prevenzione e vigilanza nelle aree a rischio incendio, lasciando così il territorio alla mercè di interessi più o meno occulti e criminali”.
D’accordo sulle dure parole del vescovo di Cefalù
L’osservatorio si dice d’accordo sulle dure parole usate dal vescovo di Cefalù Marciante che hanno provocato l’indignazione del presidente della Regione. L’alto prelato ha parlato di assenza della Regione in attività di prevenzione. “Occorre organizzare una protesta generale, giacchè tra incendi e spopolamento per emigrazione avanza la desertificazione della Sicilia”. L’organismo si riserva di presentare un esposto in Procura per verificare eventuali omissioni o mancanze da parte degli enti preposti. Organizzato un incontro mercoledì prossimo, 27 settembre, alle 17,30 nella sala Mediterraneo di Legambiente nei Cantieri culturali alla Zisa.
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