Rientrata la protesta dei detenuti

Sedata rivolta in carcere con agente in ostaggio, 9 arresti

E’ di 9 arresti il bilancio dell’operazione che ha portato a sedare la rivolta all’interno del carcere “Petrusa” di Agrigento. Gli scontri erano scoppiati ieri pomeriggio quando un gruppo di facinorosi ha messo sottosopra un’ala della sezione maschile del penitenziario. Si parla anche di un agente preso in ostaggio durante i concitati momenti della rivolta in carcere. Alla fine la polizia penitenziaria ha dialogato e fatto rientrare la tensione.

Gli sviluppi investigativi

Ad essere state analizzate le immagini di videosorveglianza interne al carcere nei luoghi dove si sono verificati gli scontri. Da qui individuati i 9 presunti autori della violenta sommossa. Per non fare avvicinare gli agenti avrebbero minacciato l’utilizzo di acqua calda, olio e bastoni. Per loro le accuse sono di resistenza e violenza a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato e sequestro di persona. Non è escluso che ci possano essere ulteriori sviluppi alle indagini con altri arresti.

I motivi della sommossa

I motivi della sommossa sarebbero legate a presunte inefficienze all’interno della struttura penitenziaria. Una tra queste il malfunzionamento degli impianti di riscaldamento. A detta dei carcerati problemi che vengono da lungo tempo contestati e che non sarebbero mai stati risolti.

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“Servono risposte immediate dopo la rivolta nel carcere di Agrigento”. A chiederle il segretario generale del Sappe Donato Capece, dopo le lunghe ore vissute ieri nella casa circondariale di Agrigento, in cui una cinquantina di detenuti hanno dato vita ad una violenta azione di protesta.

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“Basta. Anche questo è un grave evento critico annunciato. – aggiunge il segretario – A questo hanno portato questi anni di ipergarantismo nelle carceri, dove ai detenuti è stato praticamente permesso di auto gestirsi con provvedimenti scellerati ‘a pioggia’ come la vigilanza dinamica e il regime aperto, con detenuti fuori dalle celle pressoché tutto il giorno a non fare nulla nei corridoi delle Sezioni. E queste sono anche le conseguenze di una politica penitenziaria che invece di punire, sia sotto il profilo disciplinare che penale, i detenuti violenti, non assumono severi provvedimenti”.

Il Sappe ricorda che nel corso del 2023 anche i penitenziari di Noto, Augusta e San Cataldo furono coinvolti in gravi episodi di rivolte di detenuti.

“Il personale di polizia penitenziaria non ha ancora ricevuto i previsti guanti anti-taglio, caschi, scudi, kit antisommossa e sfollagenti promessi dal Dap. Servono anche apparecchiature per schermare le Sezioni detentive ed impedire l’uso di telefoni cellulari nelle Sezioni detentive – denuncia Capece. – La situazione delle carceri italiane, per adulti e minori, è allarmante per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al corpo di polizia penitenziaria. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza ma i vertici del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria continuano a tergiversare”.

Scarsa sicurezza denunciata dai sindacati

Da tempo i sindacati della polizia penitenziaria continuano a denunciare la scarsa sicurezza all’interno dei penitenziari siciliani. Proteste animate spesso da motivi pretestuosi con la consapevolezza da parte dei detenuti di poter agire sapendo che gli agenti non possono utilizzare forme di violenza. Appena qualche giorno fa si è verificata una folle serata, l’ennesima, nel carcere minorile Malaspina di Palermo. E altrettanto assurde ed incredibili le ragioni che hanno portato alcuni detenuti a rendersi protagonisti di una pericolosissima protesta. Ancora una cella messa fuori uso, incendiata solo perché il prosecco che dava l’amministrazione per i festeggiamenti del Capodanno ad alcuni detenuti sembrava poco. Ad avere denunciato l’ennesimo fatto di cronaca Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe.

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