Aveva affidato ai social l’ultima lettera la ragazzina di 17 anni che si è lanciata dalla rupe ad Agrigento. Vitale, meravigliosa come la ricordano gli amici. Ma con un segreto. Un segreto che ha cercato di portare con se.
Su questo mistero stanno cercando di indagare gli agenti di polizia per cercare di capire cosa ha spinto la studentessa di 17 anni che ha compito l’estremo gesto.
“Nessuno di voi sa e saprà mai con cosa ho dovuto convivere da un periodo a questa parte… Quello che mi è successo non poteva essere detto, io non potevo e questo segreto dentro di me mi sta divorando. Ho provato a conviverci e in alcuni momenti ci riuscivo così bene che me ne fregavo, ma dimenticarlo mai.. E allora ho pensato… Perché devo sopportare tutti i momenti no – ha scritto sul suo profilo – Che pur fregandomene, sono abbastanza stressanti, se anche quando tutto va bene e come dico io, il mio pensiero è sempre là? Non sono una persona che molla, una persona debole, io sono prepotente, voglio cadere sempre in piedi e voglio sempre averla vinta, ma questa volta non posso lottare, perché non potrò averla vinta mai, come però non posso continuare a vivere così, anzi a fingere così”.
La ragazzina ha salutato tutti quelli che l’hanno amato. Tra loro i genitori, la sorella e i tanti parenti.
“Durante i miei 17 averla vinta mai, come però non posso continuare a vivere così, anzi a fingere così… Durante i miei 17 anni ho dovuto avere a che fare con cose spesso più grandi di me, pesi enormi, problemi difficili. – continua la lettera – Ma ne sono uscita sempre vincitrice. La mia vita è stata piena, piena di tutto quello che la vita può dare, dolori e gioie, amore e odio, risate e pianti… Ho vissuto 17 anni stupendi, amata e anche odiata.. Ho avuto due genitori fantastici che mi hanno viziata molto spesso, una sorella unica nel suo genere, tutti i miei parenti mi adorano.. Amici, tanti, alcuni sono andati via, altri una volta che mi hanno trovata hanno deciso di non farlo mai e poi mai e lo so con certezza.
A tutte le persone che mi hanno voluto bene, ai miei genitori, a mia sorella, ai miei zìi, ai miei cugini, ai miei nonni… E ai miei amici chiedo scusa, mi dispiace lasciarvi così, avrei voluto scrivere ad ognuno di voi un addio, dove vi dicevo quanto siete stati importanti per me e quanto bene vi voglio, ma se l’avessi fatto, penso che avrei cambiato subito idea su quello che sto per fare e poi avrebbe fatto più male.. E inoltre mi sarei sforzata di scrivere le parole giuste ma in questo caso non ci sono parole giuste da usare., lo non posso scrivere il bene che vi voglio, perché non si può spiegare a parole. Vivete quanto più potete la vita, ma quando dico ‘quanto più potete’ non intendo per tanto tempo, ma intensamente. Fregatevene di quello che dice la gente e dite sempre quello che pensate. Fatevi rispettare”.
I poliziotti hanno proseguito tutta la giornata i racconti di familiari e amici. I primi ad essere spiazzati da una scelta così dolorosa.
Forse però qualcuno leggendo quanto ha scritto poteva comprendere che quello non era lo sfogo di una ragazzina, ma il preciso disegno di quanto ha messo in atto. L’arrivo con il motorino davanti alla rupe Atenea e il lancio nel vuoto.
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