Un “violento”, schiavo della droga, così è stato descritto dalle sorelle Salvatore Sedita, il 34enne di Racalmuto che ha ucciso padre e madre nel dicembre scorso nella loro abitazione. Le tre donne, secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia, sono state sentite nell’ambito del processo in corte d’assise ad Agrigento per l’efferato delitto che scosse la comunità agrigentina. Quel che viene fuori dalle testimonianze è il profilo di una persona dalle molteplici problematiche sul piano psicologico. Ad essere stata ricostruita la scena de delitto, gli attimi drammatici della scoperta dei cadaveri e il difficile contesto familiare della famiglia Sedita.
Il profilo dell’imputato
Secondo quanto raccontato il fratello spesso avrebbe avuto degli scatti d’ira. Una situazione instabile probabilmente dovuta anche al consumo di crack. Mostrava evidenti propensioni alla violenza che erano state arginate dai genitori sino a quel tragico giorno. L’avvocato dell’imputato ha insistito nel ribadire la testi dell’infermità mentale per il suo assistito. Al contrario il consulente della Procura il 34enne era capace di intendere e di volere al momento del delitto ed è in grado di sostenere anche il processo.
Il racconto dell’orrore
Nelle ore immediate al delitto è stato un racconto dell’orrore quello fatto dal presunto assassino che ha ucciso padre e madre nel giorno si Santa Lucia nella loro abitazione. Ha fatto una piena confessione davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano. Parole che ha pronunciato dopo essere stato sottoposto a delle terapie nel reparto di psichiatria. Una confessione shock quella di Sedita: “Volevamo buttarmi fuori da casa, così ho massacrato i miei genitori. Ho colpito prima mia madre con la mannaia conservata in una borsa frigo in camera da letto. Gliel’ho conficcata nel collo ma è rimasta viva. Ho continuato anche quando ho capito che erano morti dando dei colpi secchi alle mani”.
I contrasti con i genitori
All’origine del massacro, secondo quanto lui stesso ha detto al gip, ci sarebbero i contrasti con i genitori. Secondo il 34enne i suoi genitori non l’avrebbero accettato e avrebbero persino minacciato di buttarlo fuori di casa. Sedita, dopo la separazione, era tornato a vivere con il padre la madre. “Quando ho capito che non respiravano più ho inferto altri colpi per tranciargli le mani” è stato il terribile racconto dell’orrore del trentaquattrenne.
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