Tante le difficoltà e i problemi nel sistema viario della provincia di Agrigento. Come denuncia l’associazione ambientalista Mareamico Agrigento, è l’unica provincia italiana che non dispone di un‘autostrada. Questo comporta una forte limitazione per gli spostamenti all’interno della provincia e per la mobilità verso altre regioni.
Sistema viario con poca manutenzione
“La provincia di Agrigento è l’unica in Italia a non avere un’autostrada – dicono dall’associazione agrigentina sempre attenta alle problematiche che ruotano attorno all’ambiente e all’economia della provincia -. Ma anche il restante sistema viario non è messo bene, per colpa della mancata manutenzione ordinaria e straordinaria”.
Diversi ponti che richiedono attenzione
Basta andare in giro per le nostre strade per scoprire terminali in acciaio ossidati che provocano lo scoppio del calcestruzzo di copertura, con vere e proprie interruzioni dell’impalcato, come accade nella zona della bretella tra la SS 115 e la SS 118, tra Agrigento e Raffadali. Una situazione, quella delle strade statali e provinciali ammalorate, che compromette la sicurezza stradale e rende difficile per i residenti e i turisti spostarsi all’interno della provincia.
L’impegno di Mareamico però non finisce qui. Nei giorni scorsi alta è stata l’attenzione per le esercitazioni militari nei pressi della collina Drasi, nella zona di Punta bianca. Lo scenario in Sicilia è certamente drammatico, eppure all’orizzonte si apre uno spiraglio di luce a cui guardano tutti coloro che hanno a cuore la difesa dell’ambiente e chiedono la riconversione dei territori a fini di pace e cooperazione. A fine luglio 2023 scadrà il protocollo di durata quinquennale firmato dall’allora presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, oggi ministro della Protezione civile e per le Politiche del mare, e il generale di brigata Claudio Minghetti, con cui è stato autorizzato l’uso del poligono di Drasi.
Pericolo inquinamento
Nei mesi scorsi Mareamico, dopo denunce ed esposti in procura, ha organizzato anche un sit-in di protesta. “Durante le esercitazioni militari – dicevano – vengono rilasciati grandi quantità di piombo, sostanza velenosissima che, come tutti i metalli pesanti, è altamente tossica per l’ecosistema marino. La sua permanenza in acqua a elevata salinità lo degrada dissolvendolo nell’ambiente marino. Il piombo entra nella catena alimentare distribuendosi nei tessuti degli organismi della fauna ittica con destinazione terminale l’uomo, causando una serie di danni a organi e tessuti spesso irreversibili. I terrificanti boati atterriscono, oltre che le persone, anche gli animali selvatici presenti in queste aree. Anche le forti vibrazioni, provocate dalle esplosioni, hanno già causato numerosissime frane, con un considerevole arretramento della fragile falesia”.
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