Incidenti molto più comuni di quanto sia dato credere. Animali, sia selvatici che domestici, vittime delle lame di taluni mezzi agricoli.
Campi da sfalciare o da arare e poche o nulle precauzioni prima di intervenire. Può così capitare che nidi di rari uccelli rapaci vengano distrutti dalle lame. Dove invece è comune il Capriolo, o farne le spese sono in genere i cuccioli. La madre, infatti, si allontana all’arrivo della macchina, secondo un meccanismo di difesa innato. In tale maniera, infatti, tiene nascosto il piccolo nel folto della vegetazione, sperando che questo sfugga ad un potenziale predatore.
Quando, però, arriva la macchina, il disastro è inevitabile.
Non meno pericoloso è il rischio che corrono gli animali domestici. Ne sanno qualcosa i volontari dell’associazione Aronne, attiva ad Agrigento. In più occasioni, infatti, hanno dovuto salvare cani falciati dalle lame della mietitrebbiatrice. E’ successo fino a poche ore addietro a Favara. Una femmina di pastore tedesco che, per tipologia della ferita, si pensa sia stata raggiunta dalle lame nel corso di un intervento tra i coltivi. Il povero animale presenta una profonda lacerazione nella zampa posteriore destra tale da risultare ormai compromessa l’intera coscia.
La trebbiatrice o una motozappa ha infatti provocato la rimozione dei gran parte del bicipede femorale. Un’ampia porzione di muscolo non esiste più. Per richiudere la ferita sono occorsi 300 punti di sutura.
Sui volontari gravano ora i costi di degenza e successiva riabilitazione che, a causa della ferita, si preannuncia particolarmente lunga. Per questo viene chiesto a chi di buoncuore una mano di aiuto. Quel cane, senza di loro, era destinato a morire dissanguato o a causa di una infezione.
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