Un giovane ricoverato al reparto di Psichiatria dell’ospedale di Agrigento ha aggredito un medico. Al dottore sono stati diagnosticati venti giorni di prognosi. La denuncia, già formalizzata, è per l’ipotesi di reato di violenza a pubblico ufficiale.

La nuova aggressione: “Sconcerto e sconforto”

Sconcerto e sconforto dell’ordine dei medici di Palermo per l’aggressione fisica contro tre giovani medici del Policlinico di Palermo.

“Una spedizione punitiva che ci lascia sconcertati per la violenza che ogni giorno mina direttamente e indirettamente la vita dei medici e dei sanitari, ma siamo anche profondamente sconfortatati dalla facilità dell’incursione degli aggressori nonostante il presidio degli agenti di sicurezza. Evidentemente questo non basta”. Così il presidente dell’Omceo di Palermo Toti Amato, consigliere del direttivo Fnomceo, appresa la notizia della violenza subita dal giovane specializzando il 15 febbraio scorso, quando un paziente non soddisfatto del consulto neurologico è tornato al reparto di Neurochirurgia del Policlinico assieme al fratello per vendicarsi, riportando gravi lesioni ad un occhio.

“Speriamo che le istituzioni rispondano con durezza – prosegue il presidente – con una visione che tenga conto di fatti quotidiani incontrovertibili che si fermano agli insulti e spintoni quando va bene. Servono risposte veloci sul piano giudiziario, più vigilanza e più sistemi di sicurezza, e un lavoro costante interistituzionale per promuovere un cambiamento culturale in grado di ricucire l’alleanza tra sanitari e pazienti. Quello che ci resta oggi – conclude Amato – è un altro giorno di rabbia per la categoria medica e la possibilità, l’unica, di costituirci parte civile nel processo e dare tutto il supporto legale possibile al nostro collega”.

Iacopino: “Situazione frustrante”

Il responsabile della Neurochirurgia del Policlinico, Gerardo Iacopino, nel ribadire la frustrazione dei medici del reparto spiega che “l’obiettivo del paziente era il giovane specializzando che aveva visitato l’aggressore, ma sono rimasti coinvolti un altro specializzando e il medico di turno, vittima dei traumi più gravi. Il rischio più serio oggi è la loro frustrazione, che potrebbe incidere nelle loro scelte professionali perché non si sentono sicuri”.

“Serve una profonda riflessione di tutte le componenti coinvolte nel processo di sicurezza e soluzioni per arginare un fenomeno che continua crescere – prosegue Iacopino -. Nonostante l’inasprimento delle pene, la violenza sui sanitari è diventa grande allarme sociale. Serve un cambio di passo culturale nella relazione medico-cittadino, che può avvenire solo attraverso l’avvio di un percorso educativo e di sensibilizzazione”.

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