Questa mattina i carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Agrigento hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Palermo nei confronti di tre persone indagate nell’ambito dell’Operazione Halycon che già lo scorso luglio ha fermato il tentativo di riorganizzazione della famiglia mafiosa di Licata.
Si tratta di Antonino Cusumano destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari poiché ritenuto responsabile di favoreggiamento aggravato dall’aver agevolato l’associazione mafiosa, M.A., destinatario della misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria anch’egli ritenuto responsabile del medesimo delitto. I militari, nel corso dell’operazione di questa mattina, hanno anche eseguito una perquisizione nelle abitazioni degli indagati.
Come detto, gli arresti di oggi sono una prosecuzione dell’Operazione Halycon che il 31 luglio scorso ha portato all’arresto dell’anziano boss Giovanni Lauria, detto “il professore”, del figlio Vito classe, di Angelo Lauria, Giacomo Casa, Giovanni Mugnos, Raimondo Semprevivo e Lucio Lutri, funzionario regionale.
Al centro delle indagini la famiglia mafiosa di Licata capeggiata da Giovanni Lauria che presiedeva a riunioni ed incontri e gestiva tutte le attività e gli affari illeciti, mantenendo il collegamento con esponenti di altre famiglie di cosa nostra della Sicilia Orientale, al fine di progettare la realizzazione di attività volte ad alterare le ordinarie e lecite dinamiche imprenditoriali.
Le indagini del Ros hanno permesso di scoprire gli intrecci tra la mafia di Licata e quella catanese, in particolare con la famiglia di Caltagirone rappresentata da Salvatore Seminara. Le due organizzazioni mafiose si stavano spartendo i lavori per la realizzazione di un importante complesso turistico alberghiero e alla demolizione di immobili abusivi nel Comune di Licata.
La famiglia licatese ricopriva anche un ruolo di spicco nelle dinamiche di Cosa nostra in tutta l’Isola tanto da avere innestato alcuni rapporti con la massoneria e avvalendosi dei rapporti con Lucio Lutri, un insospettabile funzionario della Regione Siciliana a sua volta al tempo Maestro Venerabile di loggia massonica di Palermo, il quale ha sistematicamente messo a disposizione della consorteria mafiosa la privilegiata rete di rapporti intrattenuti con altri massoni professionisti ed esponenti delle istituzioni.