La Squadra Mobile – Polizia di Stato di Agrigento, la Guardia di Finanza – Sezione Operativa Navale di Lampedusa e l’Ufficio Circondariale Marittimo della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Lampedusa hanno portato a termine un’attività d’indagine, coordinata da questa Procura della Repubblica, che si è conclusa con il fermo di indiziato di reato del comandante di un motopesca tunisino e degli altri 3 membri dell’equipaggio, oltre al sequestro del natante. I fermi sono stati convalidati dal Gip del Tribunale di Agrigento, che ha emesso a carico di tutti e quattro gli indagati la misura della custodia cautelare in carcere.

La rotta del Mediterraneo

Per la prima volta, nella famigerata rotta migratoria del Mediterraneo centrale, si contesta agli indagati il reato di pirateria marittima, previsto dalla “Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare” di Montego Bay (UNCLOS) e dall’art. 1135 del Codice della Navigazione italiano, punito con pene fino a venti anni di reclusione.

Le indagini

Le indagini, portate avanti in collaborazione dagli investigatori della Squadra Mobile e della Guardia di Finanza e dal personale della Guardia Costiera di Lampedusa, hanno permesso di accertare che diversi equipaggi di pescherecci tunisini hanno cessato di essere pescatori e si sono dedicati alla più lucrosa attività di pirati, depredando i numerosi barchini in ferro che continuano a partire dalle coste di Sfax, in Tunisia, con a bordo, per la maggior parte, migranti sud-sahariani ed asiatici.

Le condotte delittuose dei nuovi pirati mettono gravemente a rischio la vita dei migranti, che tentano di attraversare il Canale di Sicilia sui precari barchini in ferro di Sfax, ancor più delle già gravi condotte illecite dei trafficanti di essere umani tunisini e libici.

L’operazione

L’operazione di oggi apre nuovi scenari su quello che ogni giorno accade nella rotta del Mediterraneo Centrale, la “rotta migratoria più mortale al mondo”, secondo i dati dell’OIM (organizzazione internazionale per le migrazioni) e sta portando a nuovi protocolli investigativi e ad una diversa attenzione alla difficile attività di monitoraggio del Canale di Sicilia.
La Procura di Agrigento ha già avviato un tavolo tecnico di approfondimento del fenomeno della pirateria in mare nel Mediterraneo Centrale con il Comando Generale delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, con il Comparto Aeronavale della Guardia di Finanza e col mondo dell’Accademia universitaria. Le informazioni acquisite nell’ambito di questa vicenda sono già state condivise con i Paesi esteri interessati tramite i canali Interpol.

Articoli correlati