Si terrà sabato mattina, alla camera mortuaria dell’ospedale di Agrigento, l’ispezione cadaverica sulla salma del cardiologo sessantaduenne di Favara, Gaetano Alaimo, ucciso martedì pomeriggio all’interno del suo centro medico.
A disporre l’accertamento il pm Elenia Manno
A disporre l’accertamento irripetibile è stato il pm Elenia Manno che è il titolare, assieme al procuratore capo facente funzioni Salvatore Vella, del fascicolo d’inchiesta a carico dell’arrestato Adriano Vetro di 47 anni.
Il cardiologo ucciso per un certificato
Vetro, difeso dall’avvocato Santo Lucia, ha sparato e ucciso il cardiologo per problemi legati ad un certificato, per il rinnovo della sua patente, che il cardiologo non avrebbe voluto fargli.
L’uomo che ha sparato rinchiuso nel carcere di Agrigento
Arrestato, in quasi flagranza di reato dai carabinieri, l’indagato è recluso al carcere “Pasquale Di Lorenzo” di Agrigento. L’incarico di consulenza tecnica al medico legale Alberto Alongi verrà affidato, dai pm, domani in tarda mattinata. La famiglia della vittima ha, intanto, nominato l’avvocato Giuseppe Barba.
Il dolore dei medici siciliani
I presidenti dei nove Ordini dei medici siciliani, anche a nome dei rispettivi consiglieri, esprimono un profondo dolore e sentite condoglianze alla famiglia per la scomparsa del cardiologo Gaetano Alaimo, ucciso il 30 novembre scorso nella sala d’attesa della sua clinica.
“Ciclo di violenza che dura da anni, stiamo pagamento a caro prezzo”
“Una notizia che colpisce tutti noi e che ci porta a ribadire ancora una volta la preoccupazione per il ripetersi di attacchi, incursioni violente e minacce che minano direttamente o indirettamente la vita di medici e personale sanitario. Siamo dentro un ciclo di violenza che dura da anni e che stiamo pagando a caro prezzo”. Lo dice il presidente dell’Omceo Palermo Toti Amato, in rappresentanza dei presidenti di tutti gli ordini provinciali: Vito Ignazio Barraco (Trapani), Giacomo Caudo (Messina), Giovanni D’Ippolito (Caltanissetta), Anselmo Madeddu (Siracusa), Renato Mancuso (Enna), Igo La Mantia (Catania), Santo Pitruzzella (Agrigento), Carlo Vitali (Ragusa).
I medici parte civile nel processo
Conclude Amato: “Speriamo che le istituzioni rispondano con saggezza e durezza, con una visione del futuro che guarda a fatti incontrovertibili. Quello che resta oggi è un altro giorno di dolore per la categoria medica e la possibilità di costituirci parte civile nel processo”.
La città di Favara sconvolta
Un dramma che ancora non trova una spiegazione, anche se l’assassino ha già confessato ed è stato assicurato alla giustizia, è quello avvenuto a Favara, piccolo centro della provincia di Agrigento. Una comunità ancora incredula per la tragica morte del medico Gaetano Alaimo, ucciso da Adriano Vetro, arrivato presso lo studio medico del cardiologo già armato di pistola. La città di Favara è a lutto ma anche sconvolta per la tragedia.
“Un dramma insensato”
“La famiglia e l’intera comunità sono sconvolte, i figli e la moglie devono ancora metabolizzare questo dramma insensato. A Favara, ma non solo lo conoscevamo tutti, aveva tantissimi pazienti, era un lavoratore instancabile, capace di lavorare dalle 7 di mattina alle 11 di sera”. Questo il commento di Giuseppe Barba, avvocato della famiglia di Gaetano Alaimo.
Il pm di Agrigento, che indaga sul caso lancia l’allarme, “Troppe armi in giro”
“Il dottore Gaetano Alaimo stava semplicemente facendo il proprio mestiere, e in un contesto di difficoltà economica, e di non certo serenità da parte dell’indagato, si è registrata la tragedia. Ma dobbiamo continuare a registrare una incredibile disponibilità e facilità nel reperimento e utilizzo di armi clandestine”. Lo ha detto, in conferenza stampa, il procuratore capo, facente funzioni, di Agrigento, Salvatore Vella.
La pistola trovata in casa di Adriano Vetro, arrestato per omicidio premeditato dai carabinieri poche ore dopo il delitto, è risultata essere rubata nel 1979 in provincia di Catania. Aveva delle munizioni nel caricatore, ma altre decine sono state trovate e sequestrate da militari dell’Arma nella casa dell’indagato.
Favara al centro di tanti casi di cronaca, vertice dal Prefetto
“Purtroppo Favara, negli ultimi giorni, è stata teatro di episodi spiacevoli dal punto di vista criminale.
La nostra soddisfazione più grande è quella di aver assicurato nelle mani dell’autorità giudiziaria il presunto autore dell’omicidio, ancora in possesso di un’arma. Questa è una provincia complicata, ma lo Stato è presente e garantisce le risposte con massimo impegno”. Questo ha aggiunto il comando provinciale dell’Arma, il colonnello Vittorio Stingo. “Favara è molto attenzionata perché è teatro di crimini predatori e che creano sgomento nella comunità. Domani (cioè oggi, ndr), in ambito di comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, il prefetto ha convocato il sindaco di Favara al quale forniremo rassicurazioni maggiori per dimostrare che lo Stato è presente”. “Il lavoro dell’Arma, in questa occasione, a Favara – ha commentato il procuratore capo, facente funzioni, Salvatore Vella – è stato pronto ed attento, sia perché sono passati pochissimi minuti fra l’allarme, dato da quanti erano all’interno dello studio medico dove si è consumato l’omicidio, all’intervento della prima pattuglia dei carabinieri. Sia il lavoro successivo che ha consentito d’individuare, e bloccare quasi subito il presunto autore”.
I Carabinieri invitano la cittadinanza a denunciare
“Favara è una cittadina molto attenzionata, come lo sono tante altre. È però fondamentale avere la collaborazione dei cittadini, è necessario denunciare, contribuendo anche alle azioni preventive. Perché quando l’azione è repressiva e arriva nelle mani dell’autorità giudiziaria, il danno è ormai fatto. Abbiamo bisogno di prevenire e per farlo abbiamo necessità di essere supportati dalla cittadina”. Lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento, il colonnello Vittorio Stingo, in conferenza stampa.
Tanti hanno testimoniato
Nelle indagini per l’omicidio del cardiologo Gaetano Alaimo, non ci sono state difficoltà nelle testimonianze. “C’erano delle persone presenti nello studio medico – ha spiegato il colonnello Stingo – c’erano le telecamere. Non era necessaria una testimonianza oltre la norma. Mi riferisco però ai danneggiamenti, alle auto incendiate, ai colpi di pistola alle auto parcheggiate per strada, ai raid vandalici o furti alle scuole. Serve denunciare”.
Commenta con Facebook