Hanno preso avvio a Lampedusa in questi giorni le attività di Medici Senza Frontiere (Msf) che saranno incentrate per rispondere ai bisogni medico-umanitari di migranti e rifugiati in arrivo sull’isola. Un presidio che arriva in un momento in cui nell’isola sono arrivate numerose persone, inclusi i superstiti del tragico naufragio di ieri a poche miglia dalla costa. Ai sopravvissuti, molti in forte stato di shock, gli psicologi di Msf offriranno un intervento di primo soccorso psicologico.
I team dell’organizzazione internazionale opereranno per tutta l’estate in collaborazione con le autorità locali per fornire supporto medico e psicologico agli sbarchi e nell’area dell’hotspot, con particolare attenzione all’individuazione di persone fragili con bisogni specifici, a cui garantire l’accesso a cure adeguate e l’inserimento in idonee strutture di accoglienza. “In questi primi giorni di attività, come da molti anni a questa parte, abbiamo visto donne incinte, minori soli, vittime di violenza fisica e psicologica, pazienti fragili che necessitano di cure immediate, abbiamo assistito i superstiti di naufragi che hanno visto scomparire in mare i propri cari – ha dichiarato Stella Egidi, coordinatrice medica di Msf -. Non basta l’ennesima risposta emergenziale a Lampedusa, serve un sistema che assicuri alle persone canali legali e sicuri verso l’Europa e un sistema di soccorso europeo per evitare inaccettabili morti e sofferenze”.
L’intervento di Msf a Lampedusa vede un primo team, composto da un medico, un infermiere e due mediatori interculturali, affiancare al molo i medici dell’Usmaf (Uffici di sanità marittima aerea e di frontiera) e dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Palermo nel triage sanitario e nella prima assistenza medica, dagli screening Covid-19 all’individuazione dei codici rossi da riferire al pronto soccorso. Un secondo team, composto da un medico, un infermiere, uno psicologo e due mediatori interculturali, sarà presente nell’hotspot con una clinica mobile nei periodi di elevati arrivi sull’isola o in caso di specifiche necessità, per fornire cure e facilitare l’accesso all’assistenza sanitaria e alla continuità delle cure.
Un team di psicologi e mediatori interculturali è pronto a offrire interventi di primo soccorso psicologico ai superstiti di naufragi, come sta avvenendo in questi giorni. Queste le prime voci dei sopravvissuti raccolte dagli operatori Msf allo sbarco: “Un giorno mi prenderò io cura di te” ha detto un bambino di 5 anni della Costa d’Avorio rivolgendosi a uno degli operatori di Msf. “Ho visto le mie due sorelle scomparire in mare…” ha raccontato una donna dalla Costa d’Avorio di circa 40 anni. “Volevo solo essere me stesso, per quello sono partito, ma per noi non c’è un’alternativa al mare, anche se sai che rischi di non farcela”, ha aggiunto un uomo di 26 anni del Camerun.
“C’era una ragazza sopravvissuta al naufragio che non parlava e teneva gli occhi chiusi, quasi volesse rifiutare il mondo attorno a sé. Solo quando le ho detto che eravamo lì per lei, che non era sola e che era in Italia, ha aperto gli occhi, si è illuminata per un momento ed è scoppiata a piangere. Forse aveva capito di essere finalmente arrivata in un luogo sicuro”, riporta un operatore di Msf presente allo sbarco. Msf lavora in Italia dal 1999, agli sbarchi, in centri di accoglienza e insediamenti informali in diverse regioni, per fornire assistenza medica, umanitaria, psicologica e orientamento socio-sanitario a rifugiati e migranti nel nostro paese, in collaborazione con le autorità italiane. A Palermo un team di Medici senza frontiere lavora insieme ad un’équipe dell’Azienda Sanitaria Provinciale in un ambulatorio specialistico per la riabilitazione di migranti e rifugiati sopravvissuti a violenza intenzionale e tortura. In mare, Msf è impegnata in attività di ricerca e soccorso con la nave Geo Barents, attualmente in porto ad Augusta.