Il pubblico ministero di Agrigento, Elenia Manno, ha chiesto l’archiviazione per 4 medici e paramedici e il processo per altri tre sanitari: un medico del pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio, il medico di base e uno della Guardia medica.
L’inchiesta è quella sulla morte, per malaria, di Loredana Guida, 44 anni, giornalista e insegnante, di Agrigento. Secondo il pm, nessuna responsabilità si può attribuire ai due paramedici che intervennero il giorno dell’ingresso al pronto soccorso di Loredana Guida, né ai due sanitari che operarono sulla paziente quando le sue condizioni erano ormai critiche. Al contrario per gli altri tre medici si evidenziano “gravi negligenze e censure”. L’inchiesta, avviata dopo le denunce dei familiari della professionista che ha perso la vita lo scorso 28 gennaio, assistiti dall’avvocato Daniela Posante, è arrivata al bivio.
La Procura, in un primo momento, aveva iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio colposo, 7 persone fra medici e paramedici che hanno trattato il caso. I familiari, in particolare, hanno denunciato che a Loredana – nonostante avesse fatto presente sia al suo medico curante che a quello del pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio, al suo primo accesso, il 15 gennaio, di essere da poco rientrata dalla Nigeria – non sarebbero stati prescritti esami specifici per la sua febbre alta.
La vicenda è stata al centro anche una interrogazione di un deputato 5 stelle all’Ars, Giovanni Di Caro, che nel suo documento ha anche inserito una ricostruzione dei fatti.
“La storia della signora Guida – spiega Di Caro – è assurda. La giornalista si reca al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio con la febbre a 40 il 15 gennaio. La signora non viene assistita e rimane in quella sala d’attesa per ben nove ore. Trascorso tutto quel tempo senza assistenza alcuna, la signora decide di andare via ma prima di uscire, stando al racconto dei parenti, le viene data una mascherina. Il 20 gennaio la signora si aggrava ulteriormente e viene trasportata, attraverso il servizio 118 all’Ospedale San Giovanni di Dio, in stato di coma”.
Il 27 gennaio 2020 la donna è morta a causa dell’eccessiva e prolungata febbre causata dalla malaria. “Ora, non serve un laureato in medicina – continua il deputato – a comprendere che 9 ore d’attesa in un pronto soccorso, dopo che era stato peraltro segnalato ai sanitari presenti che la signora era di ritorno dall’Africa, sono una enormità non degna da paese cosiddetto civile. Avevo segnalato alla Regione Siciliana i disservizi del pronto soccorso dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento già l’anno scorso, con un’apposita interrogazione depositata nell’aprile 2019, interrogazione cui non ho ricevuto alcuna risposta. Oggi torno a farlo ancora una volta, ma all’indomani di una tragedia che probabilmente poteva essere evitata. L’assessore Razza risponda immediatamente a tale richiesta” – conclude Di Caro.
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