L’agenzia di disbrigo pratiche aveva scoperto e denunciato il tentativo di nazionalizzare una vettura con targa straniera che non era regolare. Era il 2021 quando il titolare dell’agenzia di Ravanusa (Ag) Fratelli Ninotta si era insospettito per l’atteggiamento del proprietario dell’auto, che si era presentato in un primo momento senza tutta la documentazione necessaria, ha eseguito un accesso al sistema informatico europeo per avere maggiori dettagli sulla vettura da immatricolare in Italia.
I sospetti fondati dell’agenzia
In effetti i sospetti erano stati fondati poiché nel sistema sulla vettura c’era un allert. Così ha segnalato tutto alle forze dell’ordine rendendosi disponibile anche a collaborare. L’attività di prevenzione da parte dell’imprenditore non è stata premiata anzi del tutto inaspettatamente, il Libero Consorzio Comunale di Agrigento, nonostante la collaborazione dell’imprenditore, decideva di revocargli l’autorizzazione all’esercizio dell’attività. Avrebbe eseguito un accesso informatico senza istruire una pratica di nazionalizzazione.
Accolto il ricorso dell’agenzia
Contro questa ingiustizia il titolare dell’agenzia assistito dagli avvocati Giovanni Puntarello, Luigi Termini e Luciana Maria Russo. I giudici della seconda sezione del Tar di Palermo presieduta da Federica Cabrini hanno accolto il ricorso e annullato il provvedimento di revoca dell’attività. I giudici amministrativi hanno accolto le tesi degli avvocati stabilendo come “ora, è del tutto evidente che la connotazione di una condotta quale «grave abuso» deve essere assistita da idonea valutazione volta anche a rendere intelligibili le ragion per le quali l’Amministrazione, nel ventaglio delle possibilità offerte dall’ordinamento, giunga all’applicazione della misura più afflittiva, considerato che la disciplina di riferimento contempla anche la possibilità della sospensione in ipotesi di «accertate irregolarità persistenti o ripetute”.
Ora potrà riaprire
L’agenzia di disbrigo pratiche auto potrà allora finalmente riaprire consentendo all’imprenditore di riprendere la propria attività lavorativa.
Sequestrati denaro e numerosi fascicoli
Ieri oltre cento agenti della Polizia hanno eseguito 21 misure cautelari degli arresti domiciliari nei confronti di funzionari e dipendenti della Motorizzazione Civile di Palermo e di responsabili di agenzie di disbrigo pratiche automobilistiche del capoluogo. Dietro al blitz ci sarebbe un giro di mazzette incassate dai pubblici ufficiali che, in cambio di soldi, avrebbero chiuso un occhio sulla regolarità di centinaia di pratiche automobilistiche. Ben 187 i capi di imputazione e 42 gli indagati. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio De Lucia. Sono stati sequestrati 35 mila euro. Numerose le perquisizioni effettuate: presso la motorizzazione e le agenzie disbrigo pratiche automobilistiche. Sequestrati centinaia di fascicoli di pratiche automobilistiche. L’indagine ha avuto inizio nel 2020 e ha visto impegnati, per oltre due anni, gli investigatori della Stradale in una complessa ed articolata attività di indagine coordinata dalla procura di Palermo, anche con l’ausilio di intercettazioni audio e video. Gli accertamenti hanno consentito di richiedere e ottenere la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di 8 funzionari della motorizzazione civile di Palermo e di 13 responsabili di agenzie disbrigo pratiche ricadenti nella provincia di Palermo.
I reati contestati
Numerosi i reati contestati, corruzione, accesso abusivo a sistema informatico o telematico e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Sono ben 187 i capi di imputazione e 42 i soggetti indagati. L’indagine condotta dalla Polizia Stradale ha preso le mosse dall’attività di monitoraggio e repressione del fenomeno del riciclaggio di autovetture ed in particolare attraverso l’analisi delle pratiche di nazionalizzazione (immatricolazione dei veicoli provenienti dall’estero) evase dalla Motorizzazione di Palermo.
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