Il tribunale dei minori di Palermo ha condannato a 2 anni, 2 mesi e 20 giorni il minorenne accusato di avere aiutato a suicidarsi il giovane nisseno Mirko La Mendola, morto il 25 agosto dello scorso anno sulla spiaggia di Porto Empedocle dopo essersi sparato alla testa.
I giudici hanno riconosciuto la sospensione condizionale della pena e disposto la scarcerazione dell’imputato, che era detenuto all’Istituto penale minorile di Palermo.
La Procura dei minori di Palermo aveva chiesto la condanna a 6 anni, mentre gli avvocati difensori Calogero Buscarino e Gaetano Giunta avevano insistito per l’assoluzione.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori La Mendola avrebbe deciso di togliersi la vita dopo aver fallito al concorso per l’ammissione in polizia. Il minorenne, sempre secondo l’accusa, aveva aiutato l’amico a mettere in atto il suo proposito e ciò emergerebbe da alcuni messaggi scambiati tra i due. La famiglia, tramite il proprio legale, l’avvocato Rosario Didato, aveva fatto eseguire delle indagini difensive che hanno contribuito a ricostruire il quadro accusatorio.
La Mendola, che lavorava come commesso in un negozio, aspirava a diventare poliziotto. La settimana precedente il suicidio era andato a Roma per sostenere il concorso d’accesso. Sarebbe stato il suo ultimo tentativo per raggiunti limiti d’età, ma era stato giudicato non idoneo ed era tornato in Sicilia. Aveva valutato un ricorso, ma poi deluso e frustrato ha maturato la volontà di suicidarsi condividendo la decisione con l’amico minorenne.
I due si sono scambiati numerosi e dettagliati messaggi nei quali veniva programmata la realizzazione del tragico evento, scegliendo giorno, luogo e l’arma da fuoco da utilizzare, legalmente detenuta dalla vittima. Pochi minuti prima di uccidersi, La Mendola ha lasciato una serie di drammatici messaggi vocali con cui salutava alcuni amici e persone che gli erano stati vicini, mentre il minorenne era lì con lui.
Il cadavere del giovane è stato rinvenuto sulla sabbia, accanto ad un biglietto in cui avrebbe spiegato le ragioni per cui si è tolto la vita.
Il ragazzo aveva ancora la pistola in mano quando è il suo corpo è stato rinvenuto dalle forze dell’ordine.
Il 26enne aveva premuto il grilletto sparandosi un colpo mortale alla testa. Diversi i presenti accorsi per soccorrere la vittima, dopo aver sentito lo sparo. Ma per lui, non c’era ormai più nulla da fare. La pistola, rinvenuta accanto al corpo privo di vita, era detenuta legalmente con porto d’armi per uso sportivo.