Nella mattinata del 2 novembre, l’assetto aereo “Eagle 1” di Frontex ha avvistato in acque internazionali un peschereccio tunisino con migranti a bordo, trainante un natante in ferro vuoto. La Guardia Costiera e la Guardia di Finanza di Lampedusa sono state allertate e inviate sul posto.
Poco prima dell’arrivo delle motovedette, il peschereccio, giunto in prossimità delle coste italiane, ha trasbordato i migranti sul natante in ferro e ha invertito la rotta verso la Tunisia. Le motovedette hanno soccorso i 24 migranti, tra cui 3 minori e una donna, rimasti in mare e hanno bloccato il peschereccio per controlli.
Le indagini condotte da Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Guardia Costiera, con il supporto dello SCO e della SISCO di Palermo, hanno rivelato l’assenza di qualsiasi segno di attività di pesca sul peschereccio: nessun pescato a bordo e reti asciutte. Nella serata di lunedì, la Procura della Repubblica di Agrigento ha emesso tre fermi di indiziato di delitto nei confronti di tre cittadini tunisini, ritenuti responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I tre, un 44enne (presunto comandante), un 35enne e un 25enne, sono stati condotti nel carcere di Agrigento in attesa dell’udienza di convalida.
Le indagini sono ancora in corso per accertare le responsabilità penali dei tre indagati, che saranno oggetto di valutazione in sede di giudizio. L’operazione congiunta di Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Guardia Costiera dimostra l’impegno delle forze dell’ordine nel contrasto all’immigrazione clandestina e nella tutela della sicurezza in mare.
La sezione migranti del tribunale di Palermo ha sospeso il giudizio di convalida del trattenimento di due migranti disposto, in applicazione dei cosiddetti decreti Cutro in materia di procedura accelerata in frontiera, dal questore di Agrigento, e ha chiesto alla Corte di Giustizia Europea di chiarire se il diritto UE debba essere interpretato nel senso che un Paese terzo non possa essere definito sicuro “qualora vi siano categorie di persone per le quali esso non soddisfa le condizioni sostanziali di tale designazione, enunciate nelle direttive Ue”. In attesa della decisione è stata disposta la liberazione dei due migranti.
I due migranti, uno del Senegal e l’altro del Ghana, erano trattenuti a Porto Empedocle (Agrigento). Quella dei giudici di Palermo è la prima pronuncia in cui si chiede il parere della Corte di giustizia dell’Ue in merito alla procedura di trattenimento alla frontiera dopo il decreto legge del 23 ottobre contenente la nuova lista dei paesi considerati sicuri. Una normativa che aveva fatto seguito alla decisione del tribunale di Roma del 18 ottobre di ordinare la liberazione e il trasferimento in Italia dei primi 12 richiedenti asilo, cittadini di Egitto e Bangladesh, detenuti in Albania, e di negare la convalida del loro trattenimento. I magistrati motivarono “il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi, equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane” con l’impossibilità di riconoscere come ‘Paesi sicuri’ gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal Protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia”. Sulla complessa vicenda e dopo il decreto sui paesi sicuri nei giorni scorsi si è pronunciato il Tribunale di Catania che ha disapplicato la normativa italiana non convalidando i trattenimenti e scrivendo che una lista di ‘paesi sicuri’ “non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità” di questa “designazione con il diritto dell’Unione europea” e “in Egitto, paese di provenienza del migrante, ci sono gravi violazioni dei diritti umani” che “investono le libertà di un ordinamento democratico”. Nei giorni scorsi, infine, il tribunale di Bologna ha rinviato alla Corte Ue il caso di un cittadino del Bangladesh che aveva richiesto la protezione internazionale. Il giudice emiliano ha chiesto ai giudici europei quale sia il parametro su cui individuare i cosiddetti paesi sicuri.