Il Tar del Lazio ha disposto la sospensione del divieto d’ingresso nelle acque territoriali italiane della Open Arms. E’ quanto sostiene la stessa Ong sottolineando che sulla base della decisione dei giudici “ci dirigiamo verso il porto sicuro più vicino in modo che i diritti delle 147 persone, da 13 giorni sul ponte della nostra nave, vengano garantiti”.
Il Tar, dice ancora la Ong spagnola, avrebbe disposto la sospensione del divieto non solo per la violazione delle normative internazioni ma anche evidenziando una “situazione di eccezionale gravità ed urgenza” dovuta alla permanenza da diversi giorni in mare dei 147 naufraghi a bordo.
“Siamo lieti di constatare come, ancora una volta, dopo il Tribunale per i Minori, anche il Tar abbia ritenuto di dover intervenire per tutelare la vita e la dignità delle persone – sottolinea Open Arms – e abbia riconosciuto le ragioni della nostra azione in mare, ribadendo la non violabilità delle Convenzioni internazionali e del diritto del mare”.
“Alla luce della documentazione prodotta (medical report e relazione psicologica” e “della prospettata situazione di eccezionale gravità ed urgenza” si giustifica “la concessione della richiesta” per “consentire l’ingresso della nave Open Arms in acque territoriali italiane e quindi di prestare l’immediata assistenza alle persone soccorse maggiormente bisognevoli”. E’ quanto rileva il Tar del Lazio accogliendo il ricorso di Open Arms e sospendendo il divieto di ingresso in acque italiane.
Intanto Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere rilanciano l’appello affinché venga autorizzato lo sbarco dei 356 migranti a bordo della Ocean Viking.
“Le condizioni meteo si sono deteriorate, abbiamo bisogno al più presto di un porto sicuro”. La nave delle due organizzazioni umanitarie, dopo aver lasciato nella giornata di ieri l’area sar libica e aver chiesto formalmente un Pos a Roma e La Valletta, si trova ora tra Lampedusa e Malta, in attesa di una risposta.
“Con l’aumento delle onde – dicono le Ong – le persone a bordo stanno accusando il mal di mare. L’equipe medica le sta trattando ma possiamo solo fornire un sollievo temporaneo, rimanere in mare mentre le persone soffrono non può essere la soluzione”.
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