I lavori per realizzare il pozzo Monnafarina nel territorio di Santo Stefano di Quisquina non verranno interrotti. I giudici del Tar di Palermo hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal sindaco per difetto di giurisdizione. Sono state accolte le tesi dell’Ati Agrigento, assistita dall’avvocato Girolamo Rubino e dall’azienda idrica comuni agrigentini assistita dall’avvocato Michele Cimino.

Il progetto

Il progetto della realizzazione del pozzo e dell’adduzione all’acquedotto Voltano nei comuni di Castronovo di Sicilia e Santo Stefano di Quisquina prosegue. Secondo il sindaco del comune agrigentino che si era rivolto al Tar la conferenza dei servizi si sarebbe svolta in modalità semplificata senza garantire un adeguato contraddittorio tra le amministrazioni coinvolte, ed altresì ha lamentato un eccesso di potere e difetto di istruttoria, asserendo che le conclusioni raggiunte in sede di conferenza non sarebbero state supportate da elementi tecnico-scientifici adeguati.

La delibera

Secondo l’Ati il progetto è già inserito nel Piano dell’Ambito dell’Ato di Agrigento approvato dall’assemblea dei Sindaci con deliberazione del 2020 e con la presenza del sindaco del Comune ricorrente e inoltre il piano era stato altresì riapprovato a seguito della conclusione della procedura di VAS con deliberazione del dicembre del 2023 contro la quale non era mai stata proposta alcuna impugnativa.

L’interrogazione all’Ars

L’interrogazione all’Assemblea Regionale Siciliana evidenzia la questione del Pozzo Monnafarina, previsto nei territori di Santo Stefano Quisquina e Castronovo di Sicilia, quale soluzione al deficit idrico. In tale contesto, il progetto, conforme all’OCDPC n. 1084/24, suscita danni e paure relativi al già fragile equilibrio del bacino idrogeologico della Quisquina, laddove affluisce la sorgente Capo Favara, unica fonte di vita per il comprensorio. Articoli e ricerche scientifiche mostrano l’incompatibilità tra i nuovi prelievi e quelli preesistenti, che indurrebbero danni irreparabili alla falda e indisponibilità per i cittadini. Gli interventi pregressi, a cominciare dal collegamento Leone-Fanaco, hanno già depletato l’acquifero, abbassano la piezometria e impoverito la sorgente. Nel documento firmato si chiede conto in riferita al progetto e la possibilità di bonifica, onde evitare approfondimenti in eventi ripetuti e consentire la salvaguardia delle risorse.

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