È rientrato a Lampedusa, dopo 10 giorni di sciopero della fame confinato sull’isolotto di Lampione, Francesco Gramasi. L’imprenditore palermitano, residente a Roma, ha voluto richiamare l’attenzione dello “Stato italiano che si è dimenticato di Lampedusa”. Gramasi, esperto di marketing e comunicazione che da 30 anni va in vacanza a Lampedusa, aveva annunciato che sarebbe rimasto a Lampione finché non sarebbero state trovate delle soluzioni. Vale a dire indennizzi per i lampedusani che sopportano alti costi per i beni di prima necessità e per garantire il diritto a nascere, studiare ed essere in salute e gestione del fenomeno dell’immigrazione in modo da non pregiudicare il turismo delle Pelagie.
“Gli sbarchi ci sono è vero, ma i migranti non si vedono, anche grazie alle forze dell’ordine che garantiscono tranquillità, lungo le strade dell’isola – ha detto il turista palermitano -. Eppure i servizi e i reportage di molti giornalisti lasciano pensare il contrario e questo sta determinando un calo di presenze turistiche. Lampedusa sopporta il peso dell’immigrazione, ma anche il carico della marginalità geografica: per far nascere e far studiare i figli ci vogliono migliaia e migliaia di euro. La benzina, al momento, è a 2,35 euro, gli oneri per il trasporto, di quelli che sono beni di prima necessità, sono triplicati. Quest’isola ha bisogno di indennizzi e aiuti”.
“Chiedo al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di far collocare una nave a 10 chilometri da Lampedusa – è l’appello di Gramasi – sulla quale raccogliere i migranti e smistarli in maniera equa in tutte le nazioni. Ma chiedo anche che per gli scafisti si possa prevedere la pena dell’ergastolo così che vengano scoraggiati dal portare avanti questo vergognoso business. Da lunedì – ha concluso Gramasi – farò quotidianamente delle riprese per fare vedere al mondo intero che i migranti non sono in giro per l’isola di Lampedusa”.