È stata un’avaria al motore dell’imbarcazione che avrebbe causato una scintilla che ha fatto infiammare parte del carburante presente sul barchino di 6 metri. Carburante che gli scafisti mettono su ogni natante per evitare che, durante le traversate, le “carrette” rimangano a secco. In seguito alla deflagrazione, due bambini hanno perso la vita e sette adulti sono rimasti ustionati, una donna grave è stata trasportata a Palermo.
A chiarire l’origine dell’incendio che ha ucciso, per ustioni, 2 bambini – un maschietto e una femminuccia – è stata l’attività investigativa della Squadra Mobile della Questura di Agrigento, incaricata dal procuratore capo, facente funzione, Salvatore Vella di occuparsi sul campo dell’inchiesta sulla nuova tragedia registratasi ieri nelle acque antistanti a Lampedusa. A soccorrere il barchino, con a bordo 38 persone, è stato prima un peschereccio tunisino che ha allertato la Guardia costiera. Oltre ai due piccoli trovati già morti, c’erano 5 feriti – di cui una donna in gravissime condizioni – che sono stati trasferiti, in elisoccorso, al Centro Grandi ustioni di Palermo.
Le salme dei due bambini morti ustionati, sul barchino di 6 metri dove ieri si è sviluppato l’incendio, sono a disposizione della Procura di Agrigento e si trovano nella camera mortuaria del cimitero di Lampedusa. La bambina – è stato accertato – aveva 10 mesi, mentre il maschietto aveva un anno. Su quel barchino, partito dalla Tunisia lo scorso mercoledì, viaggiavano 26 uomini, 8 donne e 2 minori di nazionalità Costa d’Avorio, Senegal, Mali, Guinea e Camerun. A fare chiarezza su tutti gli aspetti della tragedia registratasi ieri, al largo di Lampedusa, sono le investigazioni di Capitaneria di porto e Squadra Mobile della Questura di Agrigento. A coordinare l’inchiesta aperta è direttamente il procuratore capo, facente funzioni, Salvatore Vella. Si sta procedendo, al momento, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (come avviene per ogni sbarco di migranti) e morte come conseguenza di altro reato.
I poliziotti della Squadra Mobile stanno continuando a sentire i migranti che, dopo l’incendio scoppiato sul barchino sul quale viaggiavano, sono stati portati all’hotspot di Lampedusa. La maggior parte è ancora sotto choc e le dichiarazioni, fino ad ora acquisite, sono spesso contrastanti. Qualcuno ha anche parlato di due persone disperse. E non soltanto dunque la madre del bimbo deceduto a causa delle ustioni. Fin dai primissimi, concitati, momenti del soccorso, era emerso infatti che una donna era caduta in mare. Si tratta di racconti che vengono, naturalmente, presi con il beneficio del dubbio, mentre in mare, al largo della più grande delle isole Pelagie, vanno avanti le ricerche a riscontro anche delle informazioni acquisite. Stanno per essere ascoltati anche 4 dei 5 migranti (una donna è in condizioni gravissime e dunque non potrà essere sentita) che sono stati portati al Centro grandi ustioni di Palermo. Anche i loro racconti serviranno per avere un quadro sempre più nitido della dinamica della tragedia registratasi ieri mattina.
Sono 414 i migranti che sono stati imbarcati sul traghetto di linea Veronese che giungerà in serata a Porto Empedocle. A disporre il trasferimento, per alleggerire le presenze all’interno dell’hotspot di Lampedusa, è stata la Prefettura di Agrigento d’intesa con il Viminale. All’alba, nella struttura di primissima accoglienza di contrada Imbriacola, c’erano 998 persone.