Nella mattinata di oggi, i Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, supportati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia”, hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di 10 indagati a Canicattì, Campobello di Licata e Ravanusa. L’ordinanza, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Agrigento su richiesta della locale Procura della Repubblica, si inserisce nel procedimento penale che lo scorso 16 ottobre ha portato all’arresto di tre persone, due delle quali ritenute responsabili dell’incendio doloso della ditta Omnia s.r.l. di Licata, avvenuto il 20 gennaio 2024.
Dei 10 indagati, 4 sono stati condotti in carcere, 2 posti agli arresti domiciliari, 3 sottoposti all’obbligo di dimora e 1 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Due degli individui condotti in carcere sono accusati di concorso nell’incendio della ditta Omnia, insieme ai due arrestati a ottobre. L’incendio, secondo le rilevazioni dell’Arpa Sicilia, ha causato una grave compromissione della qualità dell’aria, con la diffusione di sostanze altamente tossiche in concentrazioni ben superiori ai limiti di legge e alle linee guida internazionali.
Prima di valutare la richiesta di misura cautelare, il G.I.P. ha dovuto procedere all’interrogatorio preventivo di tutti gli indagati, come previsto dalle modifiche introdotte dalla Legge 114 del 2024 (la cosiddetta “Legge Nordio”), entrata in vigore il 25 agosto 2024, all’articolo 291 del codice di procedura penale.
Le indagini, condotte dai Carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo e coordinate dalla Procura della Repubblica di Agrigento, si sono avvalse di intercettazioni telefoniche e ambientali per circa 10 mesi. Oltre a identificare i presunti responsabili dell’incendio, l’attività investigativa ha permesso di delineare un quadro di micro e macrocriminalità in un contesto sociale di emarginazione e degrado, prevalentemente a Ravanusa e Campobello di Licata, con ripercussioni anche sui comuni limitrofi.
L’estrema pericolosità degli indagati arrestati nelle due operazioni emerge dal possesso di armi da fuoco, dal clima di violenza e intimidazione nei confronti delle vittime, da episodi di reati contro il patrimonio, che dimostrano una preoccupante propensione all’aggressione fisica e alla commissione di rapine. Particolarmente grave l’episodio di tentato omicidio ai danni di un cittadino extracomunitario, attribuito a uno degli indagati, commesso con una spranga di ferro e senza un apparente movente.