Agrigento

Guerra dell’acqua ad Agrigento, e la crisi idrica si aggrava

“AICA è finita”. È quanto detto da Salvo Cocina. La Consulta dell’AICA parla di “estrema debolezza dei vertici dell’azienda, nominati dai Sindaci e da essi sostanzialmente condizionati”. Vertice in prefettura ed è scontro tra il sindaco di Agrigento e il capo della Protezione Civile.
Agrigento sempre più assetata combatte la “guerra dell’acqua”.

Il 14 agosto il prefetto di Agrigento Filippo Romano convoca i sindaci della provincia ed è scontro tra il primo cittadino di Agrigento Franco Miccichè e il capo della Protezione Civile Salvo Cocina presente all’incontro. “Hai cercato i pozzi? – dice alterato Cocina a Miccichè -. Siamo qua perché AICA non sta funzionando, altrimenti me ne vado a casa. Forse non abbiamo capito niente, AICA è finita”.

Un incontro molto acceso in prefettura, dove ha fatto da padrone lo scarico di responsabilità, inadempienze, provvedimenti mai adottati e soluzioni mai messe in atto. L’unica cosa certa è la disperazione dei cittadini agrigentini, uniche vittime di una politica inefficiente.

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All’incontro erano presenti non solo il prefetto e Cocina, ma anche il capo regionale del Genio Civile, il capo regionale dell’Agenzia Acqua e Rifiuti, il capo regionale dell’Agricoltura, il presidente di AICA, il presidente di ATI e tantissimi altri funzionari regionali. Tra i compiti a loro assegnati: la ricerca di nuovi pozzi.

Una scelta difficile da mettere in atto a metà agosto, quando le riserve idriche sono al loro minimo storico, e la ricerca e gli scavi di nuovi pozzi non sono una soluzione a breve termine e si scontrano con l’attuale urgenza. La ricerca di nuove fonti sarebbe stata cosa diversa in un periodo normale. In questo caso si sarebbe trattato di un sicuro investimento per il futuro. Sembra di essere tornati indietro di cinquanta anni. Tutti i cittadini si chiedono come un’isola circondata dall’acqua sia soggetta a una crisi idrica senza precedenti.

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Gli interventi che dovevano essere fatti non sono stati mai realizzati. Dissalatori lasciati in stato di abbandono, rete idrica colabrodo e cittadini che pagano un servizio idrico pressoché inesistente. Non siamo in un paese del Terzo mondo, ma in Sicilia nel 2024.

Chi doveva fare cosa? E adesso è iniziato lo scarico di responsabilità. E tra autobotti ormai divenute introvabili e utenti sempre più esasperati, alcuni cittadini ci raccontano che sono arrivati a pagare settanta euro per avere mille litri di acqua.

LE PAROLE DI COCINA

“Il governo del servizio idrico, lo ricordo perché molti non lo sanno o preferiscono non saperlo, è dei comuni e dell’ATI composta dai Sindaci – dice Cocina -. Il gestore delle reti e del servizio idrico è l’AICA, società in house dei comuni che ha fatto il massimo con i limitatissimi mezzi che ha. E perché ne ha pochi? Vengo a sapere che molti comuni stessi non pagano le quote a AICA che non riesce a funzionare bene”.

“Pertanto entra in gioco la Protezione Civile che è composta, per legge, a livello locale dai sindaci, dal prefetto e dalla regione.

Che il primo anello della Protezione Civile sia il sindaco, che ha poteri speciali di ordinanza e può requisire i pozzi, molti sindaci non lo hanno ben presente così come alcuni opinionisti. E tutti aspettano un intervento miracoloso calato dal cielo. Io dico sbracciamoci tutti e sbracciatevi voi per primi che siete i custodi dei vostri luoghi”.

“La Protezione Civile della regione e tutte le strutture regionali e il prefetto sono attivati da tempo così come molti sindaci e il volontariato, ma alcuni comuni non fanno o fanno poco e scaricano ancora su AICA che non riesce a dare più risposte urgenti.

Chiediamo ora ai sindaci, quali autorità di Protezione Civile, che conoscono il territorio, di individuare e scovare pozzi abbandonati. Ce ne sono tanti, man mano che si guastavano le pompe o si insabbiavano i comuni li abbandonavano. Abbiamo detto che i costi e i lavori se li carica la regione.

Il solito scarica barile – conclude il capo della Protezione Civile – che dimentica che ognuno fa parte del sistema di Protezione Civile, nessuno escluso e se ciascuno fa la sua parte si ottiene il risultato”.

Dunque, tra i compiti assegnati ai sindaci della provincia c’è quello della ricerca di nuovi pozzi. Una scelta difficile da mettere in atto, poiché al momento le riserve idriche sono al minimo storico e gli scavi dei pozzi non sono una soluzione fattibile in tempi brevi e che quindi si scontra con l’attuale urgenza.

LA RICHIESTA DELLA CONSULTA DELL’AICA: RIMUOVERE I SINDACI

La Consulta di AICA, commentando il vertice di mercoledì mattina in prefettura, parla di fallimento e chiede la decadenza degli amministratori.
“Sindaci ignari delle proprie responsabilità siano dichiarati decaduti, si proceda con una struttura unica in loro sostituzione.
L’esito del vertice in prefettura ha reso plasticamente evidente a tutti la grande inadeguatezza dei sindaci e delle strutture da essi governate o controllate, quali l’ATI (l’ente che governa il servizio idrico) e l’AICA, il gestore unico, pubblico e legittimo, del servizio idrico in
provincia”.

“Oggi – si legge nella nota firmata dal presidente Alvise Gangarossa – non è più possibile nascondersi dietro alibi inconsistenti o continuare a giocare allo scaricabarile mentre la nostra popolazione vive da mesi i drammatici effetti della penuria d’acqua che stiamo vivendo. Dopo l’esito del vertice del 14 agosto alla presenza delle autorità locali e regionali – aggiunge – riteniamo non più rinviabile la presa d’atto del fallimento dell’intero sistema di indirizzo e controllo da parte dei Comuni soci”.

La Consulta lo afferma dall’inizio e come vedremo più avanti il ruolo dei Sindaci nell’affossare AICA e provocare la sostanziale inefficienza del Gestore è stato determinante.

Nella enorme produzione di commenti e reazioni a questa vicenda da parte dell’opinione pubblica, qualche buontempone vorrebbe approfittarne per colpire AICA, il Gestore paralizzato dai Sindaci, piuttosto che i Sindaci stessi, i veri responsabili politici del disastro. La Consulta afferma da anni la necessità di salvaguardare la gestione pubblica del servizio, operando però con la necessaria urgenza quei correttivi strutturali che non sono mai arrivati anche per l’estrema debolezza dei vertici dell’azienda, nominati dai Sindaci e da essi sostanzialmente condizionati”.

La richiesta è stata inviata alle istituzioni politiche, alla Procura della Repubblica e alla Corte dei conti.

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