Gli viene contestato di "avere sottovalutato i sintomi"

Giornalista morta per malaria, gup rinvia a giudizio il medico di base

Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha disposto il rinvio a giudizio di Francesco Sciortino, medico di base, accusato di omicidio colposo nell’ambito della morte della giornalista e insegnante Loredana Guida, di 44 anni.

La donna morì il 28 gennaio del 2020, perché i medici non avrebbero diagnosticato la malaria che aveva contratto in occasione di un recente viaggio in Africa. Si tratta del terzo rinvio a giudizio disposto sul caso.

A Sciortino, la cui posizione era stata separata dalle altre per un errore della Procura che aveva omesso di dare seguito alla richiesta di interrogatorio, messa per iscritto dai suoi legali Giuseppe e Nicola Grillo, si contesta di avere sottovalutato i sintomi della malaria che sarebbero stati facilmente intuibili – è l’atto di accusa del pm Elenia Manno che ha svolto le indagini – in quanto la febbre arrivava a pochi giorni dal viaggio in Africa di cui il medico sarebbe stato a conoscenza perché la donna glielo avrebbe fatto presente.

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Nel settembre 2020 chiesta rinvio a giudizio per 3 medici

Nel settembre del 2020 il pubblico ministero di Agrigento, Elenia Manno, chiese l’archiviazione per 4 medici e paramedici e il processo per altri tre sanitari: un medico del pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio, il medico di base e uno della Guardia medica.

Secondo il pm, nessuna responsabilità si può attribuire ai due paramedici che intervennero il giorno dell’ingresso al pronto soccorso di Loredana Guida, né ai due sanitari che operarono sulla paziente quando le sue condizioni erano ormai critiche. Al contrario per gli altri tre medici si evidenziano “gravi negligenze e censure”.

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La Procura, in un primo momento, aveva iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio colposo, 7 persone fra medici e paramedici che hanno trattato il caso. I familiari, in particolare, hanno denunciato che a Loredana – nonostante avesse fatto presente sia al suo medico curante che a quello del pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio, al suo primo accesso, il 15 gennaio, di essere da poco rientrata dalla Nigeria – non sarebbero stati prescritti esami specifici per la sua febbre alta.

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