Legambiente Sicilia, che gestisce la riserva naturale dell’Isola di Lampedusa denuncia che in questi giorni si è aggravata l’emergenza ambientale per il mancato smaltimento dei barconi utilizzati dai migranti e accumulati al porto di Lampedusa: decine di relitti semi-affondati, rifiuti sparsi ovunque, un grosso peschereccio in metallo ieri ha rotto gli ormeggi e da stamattina si è arenato nei pressi della spiaggia demaniale di Cala Palme.
Legambiente evidenzia che tutto l’ambito marino circostante l’isola, compreso il porto, è vincolato dall’Unione Europea come “Zona di Protezione Speciale” per l’elevato valore naturalistico e quindi il degrado ambientale che si sta verificando ormai da mesi costituisce anche violazione delle norme comunitarie di protezione dei Siti Natura 2000.
È stato chiesto al ministero della Transizione ecologica, alla prefettura di Agrigento ed alla guardia costiera un immediato intervento di rimozione e bonifica e di verifica delle conseguenze ambientali di quanto accaduto. Ed è stato presentato un esposto anche alla Procura della Repubblica di Agrigento per accertare come mai i barconi non siano stati rimossi per tempo e come mai, successivamente al sequestro, non vengono messi immediatamente in sicurezza almeno con la bonifica dagli idrocarburi e da altri rifiuti e collocando barriere, spanne assorbenti ed altri presidi a fini di prevenzione.
Esattamente un anno fa il governo regionale ha dichiarato, per una durata di 12 mesi, lo stato di crisi e di emergenza ambientale per Lampedusa, così come previsto dall’articolo 3 della legge regionale 13/2020. Lo scopo è fronteggiare i danni arrecati alle strutture e all’economia dell’isola dalle numerose imbarcazioni utilizzate per le traversate dei migranti, abbandonate o affondate, ancora cariche di rifiuti, al porto o lungo le coste dell’Isola. Il governo Musumeci lo aveva già chiesto lo scorso luglio, in quel caso in seguito ai continui sbarchi di migranti.