I sindacati annunciano mobilitazioni

Drammatica situazione dei lavoratori delle Ipab siciliane, sindacati chiedono una soluzione subito

“Attivazione di un urgente Tavolo di lavoro attorno alla vicenda Ipab”. Lo chiede la Fp Cgil Sicilia che torna a sollecitare l’intervento della Regione per la definizione della  questione.  E lo fa dopo l’ennesimo appello dei lavoratori della struttura di “Villa Betania” di Agrigento che si somma a quelli dei colleghi di tutta la Sicilia.

“Noi ci sentiamo, ancora una volta, di raccogliere e fare nostro questo grido di dolore – affermano il segretario generale, Gaetano Agliozzo, e il segretario regionale, Massimo Raso – e di tradurlo in azione sindacale per richiamare l’attenzione delle competenti Istituzioni Politiche. Ci rivolgiamo al Governatore Musumeci, all’Assessore regionale Scavone, ai Capigruppo parlamentari dell’Ars e al Presidente dell’Anci Sicilia – sottolineano – affinché si prenda coscienza della drammaticità della situazione e si arrivi finalmente ad un epilogo positivo della vertenza. La “via maestra” per la risoluzione del problema è l’approvazione di una Legge Regionale che affronti organicamente l’insieme delle questioni e trasformi le IPAB in aziende pubbliche di servizi alla persona“.

Sul destino di questi disegni di legge intanto non si hanno più notizie e i lavoratori attendono il pagamento dello stipendio: nelle situazioni più critiche si sono accumulati ritardi che vanno dai 30 ai 40 mesi e insieme agli stipendi ci sono i contributi non versati

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“Cosa impedisce per gli Enti dichiarati estinti da Decreti del Presidente della Regione, di dare seguito a quanto previsto dal comma 2 dell’articolo 34 della legge regionale 22/1986?”, chiedono i sindacati. “Ci sono Comuni –  continuano Gaetano Agliozzo e  Massimo Raso – che hanno chiesto formalmente l’applicazione della norma e non hanno avuto risposta. La norma prevede, nel caso di estinzione di un I.P.A.B. che il Comune, dove essa insiste, assorbe sia il personale dipendente che i beni. Certo, in alcuni casi, la pesantezza del gravame debitorio induce i Comuni a resistere, ma occorre affrontare il problema per quello che è – evidenziano Agliozzo e Raso – e trovare una via di uscita e non, come avviene, abbandonare i lavoratori al loro destino o costringerli a ricorrere al giudice per vedere riconosciuto il proprio diritto alla immissione in ruolo nei ranghi delle amministrazioni comunali”.

I  lavoratori così rimangono “agganciati” per anni nella speranza di una soluzione che non arriva mai: senza stipendi e senza ammortizzatori sociali che non sono previsti per le pubbliche amministrazioni. “Occorre trovare, ed in fretta, una soluzione politica che ridia speranza e certezza a questi lavoratori – dicono i sindacalisti – e che renda le II.PP.AA.BB. delle moderne Aziende pubbliche di servizi alla persona, inserite organicamente nelle politiche sanitarie e di welfare regionali. Noi non intendiamo attendere oltre. In assenza di risposte serie, celeri e convincenti, nelle prossime settimane inizieremo un percorso di iniziative sindacali per denunciare la drammaticità della situazione e la richiesta di risposte”.

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